Sos è un acronimo internazionale che significa subito occorre soccorso. Dovrebbe essere usato con estrema cautela, pesando il senso delle parole e soprattutto della situazione specifica per la quale si chiede soccorso. Altrimenti si rischia di cadere nel ridicolo.
Due uomini robusti “intrappolati” in casa da due o tre metri di neve per qualche giorno, al caldo, con viveri in abbondanza e senza alcuna necessità particolare, rappresentano una emergenza? A noi, poveri giornalisti professionisti di montagna, sembra di no. Eppure su qualche sedicente blog di zona, appiccicato e sparato on line da dilettanti della comunicazioni, quella presunta “notizia” (che in realtà non è una notizia, ndr) è stata propalata come se fosse uno scoop del quale nessun giornale vero ha voluto parlare. Quei due robusti uomini avrebbero potuto prendere una pala in mano e farsi strada, come hanno fatto tutti in questi giorni, nella neve. Anche perché la ruspa comunale era arrivata a trenta o quaranta metri dalla porta di casa dei due “prigionieri” nella neve.
Altro uso improprio della parola sos da parte di qualche (sempre quello, ndr) blog di zona: la presunta notizia, che non è affatto tale, di quattro persone “bloccate” da quattro giorni dentro un ristorante, con un’intera dispensa e la cucina a disposizione. Di vero, nella bufala propalata on line e sui social, c’è solo che la strada provinciale per raggiungere quel ristorante è chiusa, non percorribile, perché la turbina della Provincia non riesce ancora a sbloccare quell’arteria. A smentire inconfutabilmente quella bufala è l’immagine che pubblichiamo in alto e qui accanto a destra, che mostra alcuni migranti, ospiti del centro di accoglienza di Schiavi di Abruzzo, scesi a piedi in paese percorrendo due o tre chilometri in mezzo alla neve. Guarda caso quel centro profughi è ubicato proprio accanto al ristorate definito “bloccato”. Se i profughi scendono a piedi… forse la situazione non è così tragica come qualcuno la vuol dipingere e non c’è alcun sos da lanciare. Basta inforcare gli stivali e camminare. Se poi si vuole scendere comodamente in auto, beh bisognerà attendere che la provinciale venga aperta.
D’altra parte ci sono ancora intere frazioni isolate in tutto l’Alto Vastese, ci sono i dializzati da andare a prendere e portare in ospedale, ci sono le emergenze reali.
Un po’ di serietà e di professionalità, in questa fase di perenne e generalizzata emergenza non guasterebbe, anche per non procurare inutilmente un allarme (si configura anche come ipotesi di reato, ndr) e per non distogliere i mezzi impegnati in operazioni davvero di salvataggio e soccorso.
L’informazione, soprattutto nelle fasi di emergenza, va fatta dai professionisti, non da dilettanti allo sbaraglio.
Francesco Bottone
effebottone@gmail.com
tel: 3282757011