Una cavalcata lunga cinquant’anni vissuta tutta di un fiato. Ricordi, aneddoti, emozioni, trasferte epiche, gol, vittorie, uomini che non ci sono più, ma che hanno contribuito a rendere l’Olympia un club apprezzato, temuto e invidiato. E’ toccato a Costantino Pierdomenico il compito di ricostruire la storia del sodalizio granata. Ricostruzione impeccabile quella del cronista da sempre vicino ai colori del Grifo che ha utilizzato una terminologia la quale ha strappato applausi a scena aperta in un teatro Itali Argentino traboccante di gente. A fine serata a congratularsi con Pierdomenico ninete di meno che il presidente della Lega nazionale dilettanti, Cosimo Sibilia oltre ai manager Vito Gamberale e Rocco Sabelli.
Il comitato che ha organizzato questo evento e che ringrazio anche a nome di tutti voi, mi ha chiesto e ne sono lusingato, di ripercorrere le tappe di questo glorioso cammino della Pol. Olympia Agnone che è iniziato 50 anni fa e non si è mai interrotto.
Cercherò di farlo, come dire, per grandi linee, in maniera stringata perché gli anni sono tanti, ma i ricordi in ognuno di noi non sono affatto sopiti e tutti abbiamo il desiderio, la voglia di riassaporare quelle emozioni.
Ovviamente mi limiterò ai fatti più salienti, dove sono stato più presente e a quei successi che fanno parte della storia del calcio agnonese.
Perdonatemi per qualche inesattezza, ma provare a ricostruire 50 anni di storia non è stato affatto facile. La bella favola dell’ Olympia inizia con la prima affiliazione alla FIGC inoltrata al comitato regionale campano il 2 marzo del 1967 e ratificata il 16 maggio dello stesso anno.
Questo era l’organigramma societario: presidente dr. Francesco D’ Onofrio, vice presidente dr. Sergio Labanca, segretario ins. Pasquale Marcovecchio. Consiglieri: dr. Camillo Carlomagno, sig. Luigi Cerimele, dr. Salvatore Chiantese e sig. Ruggiero Di Lollo. L’ allenatore era il sig. Raffaele Gigliozzi. I colori sociali erano rosso-neri e il campionato che si disputò fu quello di Terza categoria. Ma già l’ anno dopo ci fu il ripescaggio in seconda. Per caso ho ritrovato sulla Fucina del 1969 la squadra che strapazzò letteralmente il Venafro (6-2) con due triplette di Melloni e Michele Delli Quadri e si qualificò per la finalissima della Coppa della provincia molisana. Questa che vi elencherò è la formazione, e dopo ogni nome ci sarà anche il voto. Gualtieri 6, Caldararo 8, Mazziotta 6, Diana 5, Di Tella 7, Alfredo Sammartino 9, Armandino Marcovecchio 7, Consilvio 5, Melloni 8, Lombardi 6 e Michele Delli Quadri 8. Poi in finale superammo anche il Riccia, ancora con Michele Delli Quadri mattatore.
Successivamente e con un campo che era stato da poco ristrutturato, l’ Olympia nel 1970/71 venne ripescata in prima categoria dove debuttò con una bella vittoria (3-1) sul san Cipriano D’ Aversa.
Qualche anno dopo, precisamente nel campionato 1974/75, cominciò a farsi largo a suon di gol un ragazzino appena quindicenne ma già di gran talento, che dapprima approdò alla corte di Tribuiani a Giulianova e a soli 19 anni, il primo ottobre del 1978, debuttò addirittura in serie A al ‘Bentegodi’ di Verona contro la Roma. Qualche quotidiano veneto, io c’ ero quell’ anno, lo definì subito “l’ oro di Garonzi” che allora era il presidente della società scaligera. Ovviamente mi riferisco a Nicola D’ Ottavio. Il cammino dell’ Olympia tra la fine degli anni 70 e l’ inizio degli anni ‘80 è proseguito a fasi alterne, senza tanti squilli di tromba: si retrocesse qualche volta, ma si risalì anche in fretta come nel torneo del 1979/80 quando ritornammo in prima categoria a suon di vittorie e gol, quelli del funambolico Franco Giorgio Marinelli che ne segnò addirittura tre nello scontro diretto con il Larino, subimmo anche poche reti, grazie a una difesa granitica, da quelle parti non si passava facilmente e l’irriducibile Rocco Sabelli, da buon “mastino” ringhiava e randellava alla sua maniera.
Fu però la seconda parte degli anni ‘80 a darci le gioie più grandi. I condottieri erano sempre gli stessi: Bucci- Cerimele-Ciccorelli, la triade che ha dato tutto per questa società contribuendo a scrivere pagine importanti della storia del calcio agnonese e che merita tutta la nostra riconoscenza. La stagione 84/85 la ricordiamo soprattutto per le 14 vittorie consecutive, allora record assoluto per il campionato di prima categoria. Fu una bella lotta fino alla fine, tra Larino, Agnone e Campomarino. Ricordo ancora quando, reduci da 13 successi, arrivammo in pullman a Larino e ci accorgemmo subito di quell’ enorme scritta che ricopriva le mura dello stadio frentano: “Cristo si è fermato ad Eboli, l’ Agnone si fermerà a Larino”. Non ci fermammo neanche lì, perché quasi allo scadere, l’ inarrestabile Dino Giamattei, disegnò da una posizione impossibile, una parabola di perfida bellezza che “uccellò” l’ esterefatto portiere di casa e mandò in sollucchero i tanti supporters granata. Questa prodezza, e i tantissimi gol, ben ventotto, del bombardiere Mauro Marinelli, non bastarono per vincere il torneo, ma la festa fu solo rimandata. L’ anno dopo, all’ ultima giornata, in un ‘Civitelle’ vestito con il suo abito migliore e che ribolliva di passione ed entusiasmo, l’ Aurora Ururi di mister Ciarfeo crollò sotto i colpi di Giamattei e Marcello Antinucci.
I due anni che seguirono, quelli del campionato di promozione, furono fantastici. Erano i tempi delle radio, di radio Agnone 1, di radio Idea, delle radiocronache dirette, ci si collegava seppur con palese difficoltà con i caldissimi campi della Campania ed è stato bello poter raccontare le parate di Giustino Milanese, i gol d’ autore di Mario Di Gregorio, fu proprio “superMario” a mettere il suo sigillo, nel big match con il Secondigliano, e a regalarci una gioia immensa davanti a una folla di pubblico straripante, anche se poi, il sogno promozione, svanì in un afoso pomeriggio a Lusciano.
Ci riprovammo l’ anno dopo, contrastammo a lungo le corazzate Real Aversa e Maddalonese , spesso il quotidiano napoletano “IL MEZZOGIORNO” si occupò di noi, ricordo ancora il titolo di un articolo che uscì alla fine del torneo: “L’ OLYMPIA AGNONESE E’… UNA BOMBA!”. Chiaro era il riferimento ad un dirigente che è stato per anni il “cuore pulsante” del sodalizio granata e che tutti noi non abbiamo mai dimenticato: Nicola Bomba.
Gli anni 90 furono meno entusiasmanti, capitan Melloni, il capitano di mille battaglie che non sapeva che farsene della carta d’ identità, rimase in trincea fino al 1991, e proprio in quell’ anno Antonio Orlando, appena tredicenne, ma già con “il piedino fatato” partì con una valigia carica di speranze, destinazione Bergamo per giocare nell’ Atalanta.
L’ anno successivo, con Luciano Lubrano allenatore, toccò al capocannoniere Costantino Parisi riscaldare, con gol a grappoli, i cuori dei tifosi altomolisani. Il 1993 fu l’ anno dell’ autonomia regionale, con Pino Saluppo presidente, poi c’è stato sempre un solo uomo al comando: Piero Di Cristinzi. Complimenti presidente! Finalmente ci staccammo dalla Campania, e negli anni che seguirono, disputammo solo campionati di eccellenza senza grandi acuti ma sempre in maniera dignitosa.
In questi primi anni del nuovo millennio, dopo aver tremato e anche parecchio, per l’ iscrizione al torneo della stagione 2002/2003 che per fortuna arrivò in extremis, ricominciammo di nuovo a vincere, ma la serie D non era nei pensieri neanche del più accanito dei sostenitori. Intanto, Antonio Orlando, dopo aver girovagato per i campi di mezza Italia, Bergamo, Aquila, Lecco, Voghera, Imperia, Casale e Tivoli, questo il suo palmares, decise di ritornare ma, forse anche lui, non sapeva che stava per portarci in paradiso.
Quelli dal 2004 al 2007 furono 3 anni vissuti sempre in “pole position”, Il 5 novembre del 2005, è una data da ricordare, perché il “civitelle” con il suo manto in sintetico, diventò uno dei primi tre stadi senza barriere in Italia e venne inaugurato alla presenza del presidente del CONI Gianni Petrucci, del vice presidente della FIGC Giancarlo Abete e per l’ occasione c’era anche un campione come Giancarlo Antognoni. In questo triennio raggiungemmo sempre i play off: fallimmo l’ assalto la prima volta con Mauro Marinelli al timone perché fu il Montenero a prevalere, poi arrivò il play manager Ugo Sarracino ma con i siciliani dell’Acicatena arrivarono due sconfitte, però al terzo tentativo sempre con Sarracino, all’ acquasantianni di Trivento, quando ormai mancavano solo tre minuti al termine, e più di qualcuno non ci credeva più, capitan Orlando con un’ autentica magia ci mandò tutti sul tetto della felicità.
Era il 29 aprile del 2007, da quel giorno, questa data è scolpita nella nostra memoria. Vi lascio immaginare, al fischio finale, l’esultanza irrefrenabile di mister Sarracino, dei giocatori, dei dirigenti e tifosi, tutti letteralmente avvinghiati e quasi soffocati da quell’ abbraccio collettivo. Poi il lungo, lunghissimo, torpedone delle auto strombazzanti sulla strada del ritorno e quella festa, in piazza, allora si chiamava piazza XX settembre, bella, spontanea, perché nessuno l’ aveva organizzata , che andò avanti quasi fino a tarda notte e qualcuno, ancora ebbro di gioia, credetemi non è un’ esagerazione, andò a dormire con la maglia sudatissima di Orlando sotto il cuscino, mentre Alessio D’Ottavio, “l’aficionados” che da sempre ama questi colori, cominciò a scrivere l’inno, l’ inno dell’ Olympia poi musicato dai “Tabula Osca”, che riecheggia prima di ogni gara e risuona quasi come un grido di battaglia.
Il resto è storia recente, una storia, anzi una bellissima favola, tutta da raccontare. Lo ha già fatto, in maniera più circonstanziata nel suo intervento il presidente ing. Franco Marcovecchio. Permettetemi però di ribadire, per concludere, che sono stati 10 anni meravigliosi e sfogliando l’ album dei ricordi troviamo tanti momenti da incorniciare: le prestigiose amichevoli del 2011, in Agnone con il Gubbio di Fabio Pecchia che allora militava in serie B, quella memorabile a dicembre a Torino con la Juventus.
L’ esplosione di una ragazzina terribile che ha già vestito l’ azzurro della nazionale, Gloria Marinelli, il trasferimento alla Roma del talentuoso baby Basilio Antonelli, i play off conquistati dalla juniores nazionale di mister Mario Fusaro, la vittoria nel campionato regionale “allievi” guidati da Giuseppe Meoli, a testimonianza della bontà del settore giovanile coordinato dall’infaticabile vice presidente prof. Fernando Sica, le tante vittorie contro squadre blasonate che sono state anche in serie A e B come l’ Ancona, il Campobasso e la Sambenedettese, tanto per citarne alcune. Le miracolose salvezze arpionate in extremis, i tanti campionati dove abbiamo respirato solo l’ aria salubre dell’ alta classifica, i play off conquistati brillantemente nella stagione che si è appena conclusa, la finalissima al “Tonino Benelli” di Pesaro, disputata al cospetto di una cornice di pubblico straordinaria, il premio USSI Molise ricevuto a marzo, e la benemerenza, per i cinquanta anni di attività, ricevuta all’hotel Hilton di Fiumicino una settimana fa, direttamente dalle mani del presidente della LND Cosimo Sibilia, che è qui con noi e che saluto cordialmente. Questo premio, questo riconoscimento, e solo l’ ultima “perla” e va ad incastonarsi splendidamente in una collana, ancora più ricca di successi e grandi soddisfazioni.
Naturalmente tutto questo, è stato reso possibile solo grazie all’ abnegazione, al lavoro quotidiano, alla totale dedizione e disponibilità di presidenti, dirigenti, che si sono alternati nel corso degli anni ma, che erano legati, uniti da un filo comune: la passione, quella passione che li ha portati a masticare pane e calcio dalla mattina alla sera e a trascurare, non solo il proprio lavoro, ma talvolta anche gli affetti più cari.
E poi i tifosi, davvero impagabili, settecento, ottocento “cuori” che la domenica battevano all’ impazzata per una squadra che ci ha fatto letteralmente innamorare, gli sponsor, a cui dobbiamo dire solo grazie, trovare risorse è sempre più difficile, le istituzioni, gli amministratori, a cui chiediamo di essere ancora più collaborativi, perché in Agnone il calcio ormai è un fenomeno sociale sempre più rilevante, una risorsa, un patrimonio assolutamente da preservare. E poi, soprattutto, lasciatemelo dire, due persone dal cuore infinito, due personaggi che con la loro competenza e professionalità, continuano a dare lustro e prestigio alla nostra città. Senza il loro sostegno, la loro vicinanza, il carisma e la generosità che da sempre li contraddistingue, questo spettacolo, su un palcoscenico così importante come la serie D, non sarebbe mai stato possibile. Ci auguriamo solo che si possa continuare.
Grazie ing. Gamberale, grazie ing. Sabelli, grazie di cuore per questo sogno granata, perché per tutti noi è veramente un sogno e vorremmo non svegliarci mai…
Costantino Pierdomenico