CAMPOBASSO – La nuova legge sull’editoria in Molise, secondo Michele Iorio è una “legge truffa che penalizza editori e giornalisti, in maniera particolare l’emittente Telemolise”. Riportiamo l’intervento integrale dell’ex governatore della Regione che attacca Paolo di Laura Frattura e la sua giunta.
“Quando si vuole costruire una legge contro qualcuno inevitabilmente si finisce col creare danni a tutti gli operatori del sistema. E’ quanto accade oggi in Molise – scrive Michele Iorio – con la legge sul sostegno all’editoria, la numero 11 del 2015, che porta la firma del governo Frattura. Una volta c’era una legge un po’ sgangherata che il mio governo regionale approvò a sostegno della carta stampata. Non era certamente una legge perfetta ma sicuramente non era costruita su misura per distruggere una determinata azienda come avviene oggi.
Non era perfetta, dicevo, ed aveva un budget di appena 500mila euro. Con l’avvento dei “sostenitori della libertà di stampa” le cose cambiano: da 500mila il budget raddoppia a un milione di euro e, il portabandiera della libertà, millanta una nuova norma volta prima di tutto a tutelare gli operatori del settore e i lavoratori. In altre parole i giornalisti.
La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: in appena due anni le redazioni sono state ridotte all’osso, la maggior parte dei giornalisti sono stati licenziati e gli editori vivono una condizione di estrema conflittualità tra loro. A nulla è valso l’appello di Assostampa Molise, a nome di tutti gli editori, per abolire quello scempio e riscrivere una legge degna di tale nome. Al contrario, invece, assordante è apparso il silenzio dell’Ordine regionale dei giornalisti che non ha mai espresso una valutazione o una posizione a tutela dei propri iscritti.
La legge truffa ha così creato una condizione di baruffa dovuta alla possibilità di accaparrarsi, di volta in volta, i benefici delle numerose modifiche a cui la legge è stata soggetta per soddisfare le richieste pressanti che a turno pervenivano. Richieste dovute a far valere, a volte, diritti spettanti non riconosciuti. Perché quella legge 11/2015 doveva escludere, questo era l’incipit.
Ed oggi assistiamo a scene pietose persino in Consiglio regionale dove l’esercizio del diritto di un consigliere regionale di abbandonare l’aula viene aggredito da un editore che non vede soddisfatto, in questo modo, il suo diritto garantito dalla politica di turno a percepire una buona parte di fondi pubblici attraverso l’ennesima modifica alla legge vergogna.
Nell’esprimere solidarietà al collega di Mdp articolo 1 Francesco Totaro, per capire le motivazioni dell’alta tensione che hanno provocato l’aggressione del consigliere da parte di Federico Mandato, sarebbe utile sapere a quanto ammonta il beneficio che quest’ultimo percepirebbe una volta approvate le ennesime modifiche. Mi auguro che il relatore lo riferirà in aula quando si affronterà la votazione.
Io continuo a rivendicare il NO a modifiche volte ad accontentare qualcuno a danno di altri. E il danno che la legge regionale sul sostegno all’editoria vuole provocare, anche questa non è una novità, è soprattutto in direzione di Telemolise. Non capendo, questi legislatori, che le buone leggi rendono più facile fare la cosa giusta e più difficile quella sbagliata.
Per ripristinare un minimo di giustizia presenterò un emendamento per l’interpretazione autentica volta a superare quel paletto imposto da Frattura e seguaci che escludono dai contributi della legge regionale quei soggetti che hanno beneficiato, nell’anno precedente, di contributi erogati da parte dallo Stato con la legge 448, per un importo maggiore o uguale a 40mila euro.
Un paletto che domani creerà un danno a quasi tutte le emittenti televisive molisane. A Frattura&Co – conclude il consigliere di minoranza in Regione – invece vorrei ricordare solo che una norma che si rispetti deve contenere la volontà di riconoscere e rispettare i diritti altrui attribuendo a ciascuno ciò che gli è dovuto secondo la ragione e secondo la legge. Una prassi a cui una istituzione degna di tale nome non può derogare”.