(ANSA) – CAMPOBASSO, 21 SET – Sdegno, rabbia, ma anche sconforto e senso di impotenza. Così, in una lettera aperta inviata al presidente dell’Ordine dei medici di Campobasso, una dottoressa di ‘Continuità assistenziale’ commenta l’ultimo episodio di violenza ai danni di una collega della Guardia medica avvenuto a Trecastagni (Catania). “Sappiamo tutti che il medico di Continuità assistenziale rappresenta, durante le ore notturne, l’avamposto della Sanità sul territorio – scrive Antonietta Anna Perrella – e che, per la natura del suo ruolo, è predisposto ad accogliere, sicuramente, e a soddisfare, per quello che gli compete, le richieste di ogni cittadino in termini di bisogno di salute. Tuttavia, ad ogni nuovo episodio di cronaca che riguarda il medico, e in particolare quello di Continuità assistenziale, ci si rende conto, ma non lo scopriamo adesso, di come egli sia vulnerabile”. Il medico ricorda il suo passato professionale in sedi isolate, “talvolta sporche e indecorose, molto spesso priva di spioncino sulla porta”.Porticina, dice “che viene aperta ‘a fiducia’, e poi richiusa alle spalle della persona che si ha di fronte con altrettanta fiducia che si tratti di un paziente e non di un malintenzionato”. Una riflessione lucida, profonda, nella quale evidenzia anche un altro aspetto: “Quante volte – osserva – abbiamo dovuto chiedere a familiari, fidanzati, mariti di accompagnarci al lavoro e restare con noi per permetterci di svolgerlo”. Poi, un pensiero a colleghe e colleghi che “anche da noi in Molise sono stati vittime di aggressioni durante il servizio che stavano svolgendo per il bene della collettività, e mi rendo conto che quegli episodi che sarebbero potuti essere un chiaro, allarmante, segnale da tener ben presente e da cui partire per migliorare concretamente le condizioni di lavoro, siano poi stati ignorati, siano finiti nel dimenticatoio, almeno fino ad un successivo caso clamoroso che li rende nuovamente, e forse ancora inutilmente, attuali. La Continuità assistenziale – aggiunge – deve necessariamente essere ripensata, riorganizzata sul territorio, presidiata; in altre parole, deve essere protetta”.(ANSA).
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