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  • Detenzione armi da fuoco e disturbi mentali, il parere dello psicoterapeuta

    E’ rimasto in silenzio davanti al Gip, durante la convalida dell’arresto in carcere ad Ancona, Luca Traini, lucido e non pentito, autore della caccia al nero a colpi di pistola per le strade di Macerata. L’accusa è quella di strage aggravata dall’odio razziale. La difesa punta sull’infermità mentale: chiederà una perizia psichiatrica. E secondo quanto riportato dai giornali Traini era in cura da uno psichiatra per un disturbo della personalità di tipo borderline. Come può un paziente psichiatrico avere la disponibilità di una Glock, legalmente detenuta? Senza entrare nel merito della vicenda di Macerata abbiamo chiesto un parere tecnico sull’argomento detenzione armi e disturbi della personalità alla psicologa e psicoterapeuta Luana Croce, che svolge la sua attività clinica privata a Vasto (CH) e attività di riabilitazione psicosociale con pazienti con malattia psichiatrica per la ASL Lanciano-VastoChieti. Tra le altre cose la dottoressa Croce è co-autrice del libro “Con-tatto con l’assoluto. La finitudine come angoscia dell’unica certezza eterna”, Ed. Sovera, 2017.

    Dottoressa Croce, in merito al caso di Macerata, le agenzie di stampa hanno riferito che l’uomo che ha sparato era in cura da uno psichiatra per un disturbo borderline. Ci spiega, brevemente, di cosa si tratta.
    «Il disturbo borderline di personalità è caratterizzato da repentini cambi di umore, instabilità delle relazioni con gli altri, dell’immagine di sé e degli affetti, marcata impulsività. L’esperienza interiore e il comportamento deviano marcatamente dalle aspettative della cultura di appartenenza. È un disturbo stabile nel tempo e determina disagio o menomazione».

    Accanto alla terapia psicologica per la cura del disturbo borderline sono impiegati psicofarmaci?
    «Attualmente la terapia farmacologica, per il disturbo borderline di personalità, ad appannaggio esclusivo del medico-psichiatra, è utilizzata come supporto alla psicoterapia ed è di tipo sintomo-specifico per il trattamento dei sintomi, per cui può prevedere l’uso di stabilizzatori dell’umore, antidepressivi, antipsicotici».

    L’assunzione di questi psicofarmaci a suo avviso è compatibile con la detenzione e la disponibilità di un’arma da fuoco?
    «Secondo il Decreto del 28 Aprile 1998, i requisiti minimi di ordine psichico, per l’uso e il possesso di armi, prevedono l’assenza di disturbi mentale, di personalità e comportamentali, per cui, se tali farmaci presuppongono la presenza di un quadro psicopatologico, la loro assunzione non è compatibile con la detenzione e la disponibilità di un’arma, proprio perché la norma stessa si basa sul principio tutto/nulla, secondo cui la presenza o meno dei requisiti minimi determina l’esito del rilascio del porto d’armi».

    Il porto d’armi, sportivo o da caccia, viene rilasciato con validità di sei anni. Non crede che questo lasso di tempo sia troppo lungo? In sei anni la vita clinica e psichica di una persona può mutare sensibilmente.
    «Dopo il rilascio del porto d’armi, potrebbero insorgere acuzie psichiche o comportamentali, per cui, occorrerebbero revisioni periodiche, a intervalli adeguati e con modalità operative, che permettano una revisione immediata dei requisiti minimi, soprattutto in presenza di comportamenti a rischio».

    Nel caso di Macerata chi avrebbe dovuto avvisa le autorità, quindi la Questura, che l’uomo era in cura psichiatrica?
    «Il codice per la protezione dei dati personali, entrato in vigore dal 1° Gennaio 2004, tutela il diritto del singolo sui propri dati personali e il diritto alla riservatezza, soprattutto dei dati sensibili inerenti, anche, la salute, salvo sussistano specifiche ipotesi, previste dalla legge, ossia, quando vi sia la necessità di salvaguardare la vita o la salute del paziente o di terzi, quindi, i medici non devono violare tale riservatezza, riferendo dati sensibili ad altri servizi, in assenza di rischi evidenti».

    Francesco Bottone

    effebottone@gmail.com

    tel: 3282757011

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