AGNONE – Un altro servizio lasciato morire nel silenzio, con la complicità di politici e dirigenti Asrem.
Stiamo parlando di quel che rimane del reparto di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale, pardon ex ospedale di Agnone.
Tra ferie forzate del personale, le ostetriche in particolare, e gli ordini di servizio dell’Asrem che impongono il trasferimento, sia pure momentaneo, di quelle professionalità presso l’analogo reparto del “Veneziale” di Isernia, di fatto il “Caracciolo” resta senza ambulatori di ostetricia e ginecologia. L’interruzione si è avuta già da qualche giorno, dal primo settembre scorso per l’esattezza e il disservizio, anzi l’assenza totale del servizio andrà avanti almeno fino alla metà di settembre.
Questa la ricostruzione, per sommi capi, di quanto avvenuto nelle ultime settimane: le tre ostetriche di Agnone hanno ricevuto, nel mese di luglio, un ordine di servizio dalla direzione Asrem che le trasferiva di fatto, sia pure momentaneamente e in attesa di una riorganizzazione aziendale, presso il reparto dell’ospedale di Isernia. E proprio quel reparto pare sia stato colto, secondo indiscrezioni trapelate, da una vera e propria epidemia durante il mese di agosto. Decine le ostetriche che, casualmente, si sono ammalate o che sono state esentate da alcuni servizi e a reggere le sorti del reparto, assicurando turnazioni al limite dello sfruttamento, sono state proprio le colleghe deportate da Agnone.
Il provvedimento dell’Asrem aveva validità fino al 31 agosto scorso. Dal primo settembre, almeno in linea teorica, le ostetriche sarebbero dovute rientrare in servizio al “Caracciolo”. Ma è qui che casca l’asino, perché a quel primo ordine di servizio non è seguito un altro di revoca, come solitamente avviene. Anche perché chi avrebbe dovuto firmarlo pare che nel frattempo sia andato in pensione.
In sostanza le ostetriche agnonesi non hanno avuto disposizioni in merito, non sanno dove lavorare. E se rientrassero ad Agnone si esporrebbero anche ad eventuali azioni disciplinari per aver violato un ordine di servizio. Sembra assurdo, ma è proprio così. In Molise succede anche questo. Non fa nemmeno più notizia.
Come se non bastasse, parte del personale è in ferie, qualcuno addirittura in ferie forzate proprio per il super lavoro svolto durante il mese di agosto a Isernia. Tra l’altro in un reparto, quello isernino, che rischia a sua volta la chiusura, perché al momento è intorno alle trecento nascite all’anno, ben al di sotto della soglia minima fissata a tavolino da qualche burocrate strapagato con denaro pubblico.
Risultato: al “Caracciolo” sono sparite anche le attività ambulatoriali di ostetricia e ginecologia.
E, cosa ancor più grave, si è interrotto anche il servizio di screening, cioè la prevenzione sulle patologie femminili, quello imposto dall’avanzatissima Europa. A proposito, il Molise e l’Alto Molise in particolare fanno ancora parte dell’Europa? La domanda diviene legittima.
Per qualche tempo al “Caracciolo” si è scesi a soli due giorni a settimana, durante i quali le ostetriche hanno comunque assicurato il regolare svolgimento delle attività ambulatoriali, pur tra mille difficoltà e senza mai guardare all’orologio. Due giorni scesi di fatto ad uno, perché anche avere sul posto un ginecologo è diventato un’impresa, visto che anche i medici sono costretti a fare la spola tra il “Caracciolo” e il “Veneziale”.
In una parola, il caos totale.
La volontà politica e aziendale è chiara, portare all’esasperazione alcune situazioni limite per poi giustificare la soppressione dei servizi, la chiusura dei reparti e, ne siamo certi, dell’intero ospedale agnonese.
Il tutto nel consueto e complice silenzio degli amministratori locali di Agnone e della Regione.
Francesco Bottone
effebottone@gmail.com