ISERNIA – “La Repubblica riconosce il 21 novembre quale «Giornata nazionale degli alberi», al fine di perseguire, attraverso la valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio arboreo e boschivo, l’attuazione del protocollo di Kyoto…” Così stabilisce la Legge 14 gennaio 2013, n.10, in materia di “Sviluppo degli spazi verdi urbani”. Mentre diverse amministrazioni comunali celebrano la Giornata nazionale degli alberi mediante l’organizzazione di convegni sul verde urbano e con piantumazioni di nuovi alberi, nel capoluogo pentro si celebra l’ennesimo, e forse definitivo, funerale del verde pubblico. Facendo la “festa agli alberi” e non la festa degli alberi! Con la solita motivazione della pericolosità per l’incolumità pubblica e privata, il comune, infatti, ha disposto l’abbattimento di ben 27 alberi nel centro di Isernia e di un numero non noto di cipressi nel cimitero comunale. Negli ultimi anni in molte realtà urbane italiane, compresa la nostra, a causa della mancanza di progettualità, della negligenza, dell’incompetenza e dell’interesse per lo sfruttamento delle biomasse, si è osservato a un deterioramento del patrimonio verde urbano, con conseguenze negative sulla vivibilità e sulla salute. Una necessità, quella del verde urbano, sempre più sentita dai cittadini, che cercano rifugio dall’inquinamento e dal cemento, per svagarsi, migliorare il proprio stato psicofisico e ritrovare armonia con la natura. L’abbattimento degli alberi maturi nelle città è un tema attuale e delicato, essendo soggetti a molti più stress rispetto a quelli in natura; al tempo stesso però non si deve dimenticare il potenziale di longevità: diversamente dagli animali, gli alberi non hanno un orologio biologico. La tematica va affrontata quindi con estrema razionalità. Occorre la massima obiettività da parte di enti pubblici e tecnici: ad esempio, è riduttivo definire un “turno” per gli alberi urbani usando lo stesso approccio commerciale che si applica alle foreste piantate per sfruttare il legname. Se tutti gli alberi delle città venissero sostituiti regolarmente (ad esempio ogni 50anni) le generazioni future non vedrebbero mai degli alberi monumentali. Occorre individuare in maniera mirata gli alberi reamente pericolosi, rivolgendosi ad esperti che eseguono controlli anche mediante verifiche strumentali. Agli abbattimenti bisogna ricorrere solo dopo aver verificato l’inapplicabilità delle tecniche conservative e di tutela per l’incolumità pubblica, quali: installazione di tiranti, pali di sostegno e recinzioni. Queste soluzioni sono convenienti sia dal punto di vista funzionale che economico: non è necessario attendere la crescita di nuovi alberi per “filtrare” la stessa quantità di aria e si evitano ulteriori onerose spese per l’acquisto di nuove piante. La spesa per l’attuazione di misure conservative normalmente è meno onerosa dell’abbattimento e della messa a dimora delle nuove piante. Ma nella nostra sfortunata cittadina, perennemente agli ultimi posti per qualità della vita, si spendono decine di migliaia di euro per abbattimenti spesso ingiustificati e piantumazioni fallimentari. Nel frattempo ben altri settori avrebbero necessitato di investimenti in materia di prevenzione e sicurezza.
Andrea Di Rollo Antonio – Delegato Legambiente Isernia
Antonio Formichelli – Delegato Sezione Lipu di Isernia