CERCEMAGGIORE – Il sindaco di Cercemaggiore cerca due assessori donna, ma non li ha ancora trovati. «Sto valutando le candidature che mi sono arrivate». La singolare iniziativa del primo cittadino Gino Donnino Mascia ha avuto, nei giorni scorsi, vasta eco anche sulla stampa nazionale.
Il problema di Mascia è che ha candidato solo uomini e, dopo aver vinto le elezioni, ora si trova in difficoltà perché nella giunta comunale è previsto il rispetto delle quote rosa. «Nella lista con la quale ho vinto le elezioni, “Uniti per Cercemaggiore” non c’era nessuna candidata. – ha spiegato a “Il Mattino” di Napoli il sindaco del centro molisano – La legge non mi imponeva di inserire donne e non l’ho fatto». Mentre ora la legge gli impone di dare spazio in giunta non solo a una, bensì a due donne. Ed ecco spiegata l’iniziativa del primo cittadino che ha pubblicato una sorta di bando di reclutamento per trovare le due “assessore”, che insieme a due colleghi maschietti e allo stesso sindaco formeranno la giunta comunale di Cercemaggiore.
«Hanno risposto al bando dodici persone. – spiega all’Eco il sindaco Mascia – Di queste dodici solo sette o forse otto, vado a memoria, hanno il requisito indispensabile della residenza in paese. Su queste candidature di residenti mi concentrerò per effettuare la scelta».
Quindi la residenza a Cercemaggiore è un requisito fondamentale?
«Beh, direi di sì, si tratta di amministrare qui. Fare l’assessore non significa solo partecipare alle giunte comunali, ma essere a disposizione degli elettori e dei cittadini del paese sempre, anche fuori dall’aula e dal palazzo comunale».
Dunque adesso sta valutando e vagliando le candidature residenti?
«Certamente. Molte sono state piuttosto vaghe nell’elencazione dei requisiti che dovrebbero portare alla scelta. Sono quasi tutte giovani e preparate, almeno dai titoli di studio, ma io cerco anche persone motivate e soprattutto con una pregressa esperienza in campo amministrativo. Ho la sensazione che in molti abbiano scambiato questa vicenda come una opportunità di lavoro. Fare l’assessore in un piccolo Comune non può e non deve essere considerato come la conquista di un posto di lavoro».
Questo è interessante: lei dice che molti hanno risposto al bando solo perché alla fine è un “lavoro” retribuito?
«Si è parlato di sette o addirittura ottocento euro al mese di indennità di carica. Ovviamente non è così, non corrisponde al vero. E’ prevista una indennità di carica, certo, ma si aggira sulle 380 euro lorde al mese. Non è uno stipendio, perché appunto non si tratta di un posto di lavoro».
La scadenza per inoltrare le candidature era il 26 giugno. Quanto tempo si darà per fare la sua scelta?
«Ripeto, sto valutando attentamente le candidature, alcune corredate anche da curriculum, e sin dai prossimi giorni ho intenzione di procedere con i colloqui in modo da farmi un’idea diretta e reale di quelle che dovranno essere le mie collaboratrici. Non posso sbagliare scelta, perché significherebbe poi dovermi sobbarcare anche il lavoro dell’assessore».
E così, mentre la selezione delle “assessore” va avanti a Cercemaggiore, in Alto Molise i sindaci neo eletti fanno finta di niente e ignorano deliberatamente le raccomandazioni sul rispetto della parità di genere nelle giunte comunali.
Francesco Bottone
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