AGNONE – Della vicenda “Caracciolo” non ho mai parlato perché, dopo il mio impegno politico amministrativo, ho pensato bene di far agire gli altri. Ma adesso è giunto il momento di dire la mia versione, da persona informata sui fatti. Veniamo ai fatti.
La vicenda inizia quando io e Italo Marinelli eravamo amministratori provinciali, eletti per la prima volta con il centrosinistra, correva l’anno 1995.
Alla guida della Regione Molise c’era una maggioranza a noi omologa, assessore alla sanità il nostro amico Peppe Astore. Ricordo con precisione quando Astore venne a parlarci per la prima volta in Agnone del pericolo che si adombrava di un forte ridimensionamento del nostro nosocomio. La nostra reazione fu veemente tanto da costringere l’assessore a retrocedere dal suo intendo che era quello di togliere la ASL al nostro paese, però salvando l’ospedale. Noi, molto ingenuamente, facemmo solo il gioco di quattro dirigenti super pagati. Ci accorgemmo dell’errore e chiedemmo pubblicamente scusa all’amico Astore cercando di rimediare alla “cappellata”. Infatti, dopo qualche anno, Presidente della Regione Michele Iorio e assessore alla sanità Gianfranco Vitagliano, il problema si ripropose con maggiore forza. Io ero rimasto da solo eletto alla provincia perché Marinelli aveva provato a essere eletto Sindaco di Agnone. Vitagliano venne in provincia, conferenza dei capigruppo, a illustrarci il loro piano sulla sanità che già prevedeva, senza mezzi termini, la chiusura del Caracciolo. Tornai in Agnone e informai Marinelli, il solo che mi prese sul serio, mentre la nuova aria che tirava dava ascolto alle interessante rassicurazioni che venivano dal centrodestra. Inutile dire che molti difensori di oggi dell’ospedale stavano da quella parte, per dopo passare dall’atra con disinvoltura, continuando a credere a altre rassicurazioni di segno politico contrario. A nessuno è venuto in mente di porsi il problema di chi fosse veramente la responsabilità di tutto ciò. Eppure era e è evidente, solo i sordi, e non c’è più sordo di chi non vuole ascoltare, o i ciechi, e non c’è più cieco di chi non vuole vedere, hanno potuto non udire e non vedere. Il problema della sanità nel Molise è uno solo e risiede in chi, nella nostra Regione, possiede immensi interessi nel settore privato della salute. Tutti si adoperavano a andare a parlare e ricevere rassicurazioni ora dalla destra e ora dal centrosinistra, senza mai accorgersi che andavano a parlare con chi era l’alleato momentaneo di chi possedeva e possiede le vere redini della sanità essendo, alternativamente, l’azionista di maggioranza di tutte le giunte regionali da venti anni a questa parte. Quindi ingenuo il centrosinistra agnonese quando dialogava con Frattura e altrettanto ingenuo il centrodestra quando dialogava con Iorio e adesso con Toma. Ma fortemente ingenui chi, non avendo nessuna responsabilità pubblica ha pensato di poter affrontare la questione solo armato di un’investitura “celeste”. Non mi preoccupo di essere tacciato come “gufo” o altro però basterebbe semplicemente leggere gli atti e capire che l’ospedale di Agnone e tutta la sanità pubblica nel Molise hanno preso la strada del non ritorno. La battaglia era solo e esclusivamente politica, c’era semplicemente da combattere chi si alleava con certi interessi. Sono patetici i vari comitati che in tutta la regione, con fortune alterne, riescono a strappare qualche sospensiva dal TAR, panacee che riescono solo a allungare l’agonia di qualche mese. Al privato vengono regalati posti letto e al pubblico vengono tolti con la relativa cancellazione di interi reparti: gli ospedali di Campobasso, Termoli e Isernia, che pensavano di essere immuni, stanno vivendo lo stesso calvario.
Armando Bartolomeo
P.S.: Quando il cittadino si reca alle urne dovrebbe guardare all’interesse generale e non soffermarsi su quello, eventualmente, personale.