ROCCAVIVARA – «L’unico partito di cui siamo attivisti e a cui siamo fedeli si chiama difesa delle zone interne».
Graziella Gianico, portavoce del Movimento per la difesa delle zone interne, ha iniziato così il suo intervento, nel pomeriggio di ieri a Canneto, nel corso della prima conferenza organizzata per porre all’attenzione dell’agenda politica il tema della montagna e dei piccoli Comuni.
«Da tutti i versanti politici abbiamo avuto attenzione e condivisione del progetto politico-programmatico per lo svolgimento di attività che, gradualmente, ottengano il riequilibrio socio-economico tra le varie zone del territorio regionale. – ha continuato Gianico – Il dato di partenza è questo: i tre quarti del territorio regionale dell’Abruzzo e del Molise sono interni e montani. Bisogna creare condizioni di pari opportunità e dignità, diritti di tutti i cittadini secondo la nostra Costituzione e secondo le nostre coscienze. Da mezzo secolo a questa parte i tre quarti del territorio interno e montano ha subito un impoverimento demografico ed economico, tale da far temere l’estinzione dei Comuni. Non ci interessa individuare responsabilità, ma a occhio nudo si può riscontrare nella scelta dei poli industriali uno dei più efficaci incentivi per aggregare risorse umane ed economiche in un solo punto del territorio, con conseguente impoverimento delle comunità a monte. C’è ora l’eventualità di ricorrere ai poli anche per altri servizi, come per la scuola, sempre nella logica dell’ammassamento su punti unici, ed il successivo e fatale svuotamento delle Comunità a monte».
E la portavoce del Movimento ha indicato alcune logiche perverse che stanno progressivamente minacciando l’entroterra montano: l’erogazione dei servizi fatta in base al numero degli utenti; l’economicità del servizio. «Una legge uguale per tutti, ci danneggia ed opera contro di noi. – ha aggiungo Gianico – La legge giusta è uguale per tutti gli uguali, ma per chi non è uguale occorre un’applicazione diversa della medesima legge. Vivere nei nostri paesi oggi è diventato un sopravvivere. Alla luce di quanto detto, non possiamo più essere passivi e sofferenti testimoni di privazioni di ogni tipo, non dobbiamo più spostarci a valle come un mite gregge lasciando morire la nostra storia, le nostre tradizioni, i nostri beni, i nostri sacrifici. E’ il momento di essere uniti ed essere forti, solidali e decisi, su un programma di difesa, da elaborare insieme alle istituzioni». E in chiusura le due parole d’ordine del Movimento: «Insistere» nella difesa delle zone interne e «Resistere».