Consumo di suolo, dati preoccupanti dal Rapporto ISPRA 2019. Abruzzo maglia nera in Italia per percentuale di aumento di suolo consumato tra il 2017 e il 2018.
Il Forum H2O esamina il database ISPRA: 38 comuni abruzzesi oltre il 10%, 11 sopra al 20% con Pescara capofila in negativo con il 51% di suolo trasformato. «Tra il 2017 e il 2018 persi altri 282 ettari nella regione, dopo L’Aquila ci sono Carsoli, Avezzano, Pescara e Roccaraso».
«Il Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” presentato ieri da ISPRA fa suonare l’ennesimo allarme anche per l’Abruzzo. – scrive il Forum H2O – I tecnici dell’Agenzia hanno valutato non solo la quantità di suolo consumato per ogni Comune italiano ma anche la percentuale sull’estensione territoriale e la variazione tra il 2017 e il 2018, che indica ovviamente la progressione del depauperamento del suolo. Sono dati fondamentali perché danno conto dell’efficacia o meno delle politiche di riduzione del consumo di suolo e della reale sostenibilità ambientale delle attività consentite nel territorio, quando almeno a chiacchiere tutti proclamano la necessità di conservare il suolo in un paese a fortissimo rischio idrogeologico e dalle enormi valenze paesaggistiche, ambientali e culturali. Purtroppo quest’anno l’Abruzzo è la maglia nera. Scrive infatti l’ISPRA “In termini di incremento percentuale rispetto alla superficie artificiale dell’anno precedente, i valori più elevati sono in Abruzzo (+0,51%), Basilicata (+0,47%) Veneto (+0,41%) e Friuli-Venezia Giulia (+0,34%).” Inoltre la nostra regione spicca al quarto posto rispetto ad un altro indicatore importante, quello della “densità di consumo di suolo“. Purtroppo compaiono molti comuni collinari o addirittura montani, segno che dalla costa il problema del consumo di suolo sta iniziando a diventare pervasivo anche in aree che finora erano state abbastanza preservate. Riteniamo che questi dati debbano far riflettere attentamente tutta la comunità a partire dagli amministratori. Intanto partendo dalle priorità. Ad esempio, sulla caccia in questi giorni vediamo fare riunioni urgenti per il calendario venatorio con tutto lo stato maggiore della regione quando problemi come l’uso del territorio, viste le conseguenze troppo spesso drammatiche di un’urbanizzazione capillare del territorio sotto ogni punto di vista, da quelle economiche e turistiche a quelle di protezione civile, non ci paiono riscuotere lo stesso grado di interesse. Non si possono continuare a fare chiacchiere o a firmare patti sulla sostenibilità privi di efficacia mentre si procede “business as usual”. In Abruzzo si continua a parlare di nuove grandi strade, invece di riparare quelle esistenti che versano in uno stato pietoso. Lo stesso Ministero dell’Ambiente approva a Sulmona la centrale SNAM di Case Pente che dovrebbe coprire con cemento e impianti per ettari e ettari un’area meravigliosa sotto l’aspetto paesaggistico alle porte del Parco della Majella. In comitato VIA regionale arrivano in continuazione progetti di cave che vengono esaminati e approvati (basti pensare alla megacava di Popoli a monte delle sorgenti che consumerà ettari ed ettari in piena area di ricarica della falda) nonostante l’Abruzzo stia aspettando il Piano cave da decenni e dal 2006 il Piano delle Aree di Salvaguardia per l’Acqua Potabile, non proprio una bazzecola. Ci sono progetti da decine di milioni di euro di fondi pubblici per sbancare addirittura 17 ettari di preziosissime zone vergini in alta quota nel Parco del Sirente, come il progetto alla Magnola. Insomma, tanti proclami ma i fatti vanno nella direzione opposta quando servirebbero provvedimenti chiari obbligando non solo al consumo di suolo zero nei Piani regolatori con il riuso delle decine di ettari coperti da capannoni abbandonati ma anche alla rinaturalizzazione di aree oggi devastate».