Nulla trapela dalla sede del Tribunale amministrativo regionale dell’Abruzzo in merito alla decisione sul ricorso presentato da Wwf e altre sigle del panorama animalista contro il calendario venatorio. Questa mattina i giudici amministrativi hanno deliberato in merito al ricorso, dopo la sospensiva delle scorse settimane. Dagli uffici Caccia della Regione Abruzzo confermano di non aver avuto nessuna comunicazione, né ufficiale né informale. Altrettanto dagli ambienti politici vicini all’assessorato che si occupa della gestione faunistico-venatoria. E bocche cucite anche da parte delle associazioni animaliste e delle associazione venatorie che evidentemente non sanno ancora nulla.
«La Regione Abruzzo, per il 2019-20, ha adottato un calendario venatorio assolutamente in linea con quello delle regioni limitrofe, – ha dichiarato alla stampa l’assessore Emanuele Imprudente – ma nonostante questo siamo stati oggetto di ricorsi e contestazioni. Si sta attendendo di conoscere, con grande rispetto, la decisione che il Tar assumerà sul calendario al fine di operare le scelte che ci consentiranno di far partire la caccia, senza incertezze, a partire dal prossimo due ottobre». E ancora: «L’Abruzzo come le altre Regioni d’Italia, non tenta di “superare il dettato normativo” come dichiarato alla stampa da qualcuno in questi giorni. Il mondo venatorio, intanto, si definisce sconcertato dal fatto che nelle regioni limitrofe, con le stesse leggi nazionali e più datati strumenti di pianificazione venatoria, risultino possibili le pre-aperture e la caccia vagante a settembre o a gennaio».
Mezzo mese di stop, dunque, per i quasi diecimila cacciatori abruzzesi, nonostante il regolare pagamento delle tasse e concessioni governative. «Un danno – conclude l’assessore Imprudente – che si riverbera sull’intero sistema economico abruzzese».
La decisione dei giudici presumibilmente sarà resa nota nella tarda mattinata di domani.