Un ridisegno complessivo del territorio regionale per far sì che le poche risorse disponibili vengano utilizzate al meglio. Un progetto che dà nuovo slancio alle aree urbane per riequilibrare le zone interne. Una proposta che nasce dalla conoscenza del territorio e non da parametri burocratici, magari stabiliti a Bruxelles. È quanto emerso a Pescara nel corso del dibattito “Aree interne ed agenda urbana: un ridisegno complessivo del territorio regionale”, promosso dalla Uil Abruzzo e Uil nazionale in occasione della presentazione del quaderno “Il sistema urbano regionale”, seconda uscita nell’ambito di Abruzzo 2020, la ricerca universitaria condotta dalla cattedra del professor Roberto Mascarucci (Università G. d’Annunzio di Chieti–Pescara), con i ricercatori Aldo Cilli e Luisa Volpi.
Andrea Gerosolimo, assessore Regione Abruzzo alle Aree interne, ha rimarcato che “tanto è stato fatto per riequilibrare le aree interne, ma servono leggi ad hoc che favoriscano la rete reale tra i Comuni”. Il professor Mascarucci ha spiegato il senso di questo lavoro: “La città è la leva principale per lo sviluppo competitivo. L’Abruzzo però ha perso il primo tempo su questo tema perché non è riuscito a inserirsi tra le dieci città metropolitane previste dalla legge Delrio, e non ha iniziato un cammino verso questa riorganizzazione. Le strategie di sviluppo invece devono essere riferite all'”ente d’ambito d’area vasta” previsto proprio da questa legge, che non è la Provincia ma una realtà con una dimensione subregionale. Abbiamo individuato sette aree funzionali: Aquilano, Marsica, Valle Peligna, Teramano, Pescara-Chieti, Lancianese e Vastese, che rappresentano la dimensione minima nella quale si possono riconoscere più comuni piccoli con un unico sistema scolastico, sanitario e di trasporto“. “Si tratta – ha aggiunto il ricercatore Cilli – di un progetto di riordino che nasce da un patrimonio di conoscenze di cui andare fieri: manca solo la decisione politica sull’attuazione”, mentre per Donato Piccoli “questi Sistemi Urbani Intermedi devono diventare vere autorità urbane, in grado di attirare fondi europei diretti, anche grazie a strumenti di ingegneria finanziaria capaci di rendere sostenibili queste aree funzionali”.
Con un’attenzione però: “Le associazioni di comuni – ha detto Massimo Luciani, direttore Anci Abruzzo – devono essere sostenute economicamente. Finora, realtà che mettevano insieme i piccoli paesi, come le comunità montane che funzionavano bene in Abruzzo, sono state smantellate senza che siano state rimpiazzate da sistemi funzionanti“. Il tema dei finanziamenti è stato toccato anche da Francesco Monaco, di Anci nazionale: “Negli ultimi anni sono stati tagliati 14 miliardi ai Comuni. Tanta timidezza nelle proposte di aggregazione deriva anche da questo, e bisogna essere consapevoli operazioni come queste si faranno praticamente senza fondi”.
Dunque, nessuna speranza? “Per attirare fondi servono non tanto status adeguati – ha chiosato Sabina De Luca, direttore dipartimento Progetti di sviluppo e finanziamenti europei di Roma Capitale – quanto progetti innovativi e partenariati di qualità. Esistono esperienze positive di fondi europei arrivati a reti di città senza autorità urbana. Per questo, è importante una regia a livello nazionale”.