«Fino a quando le braccia e le gambe mi assistono Manuel arriverà dappertutto». Sono le parole pregne di dignità, ma anche di rabbia, pronunciate da Nicola Di Filippo, il papà di Manuel, un ragazzino diversamente abile di Poggio Sannita. Solo nei giorni scorsi Manuel è diventato famoso, per così dire, per aver vinto il IX concorso nazionale dal titolo “I diritti del fanciullo: 30 anni di storia, quale futuro in Italia e nel mondo?“. Diritti che nei giorni scorsi, presso l’ospedale “San Francesco Caracciolo” di Agnone, sono stati negati, calpestati per via di un maledetto guasto meccanico ad un banalissimo e vecchio ascensore.
La storia è questa, che dovrebbe far arrossire di vergogna più di qualcuno nella catena di comando dell’ospedale e della sanità molisana. Un papà si reca al “Caracciolo” insieme a suo figlio sulla carrozzina per fare un semplice prelievo di sangue. Il laboratorio analisi è al quarto piano. Le quattro rampe di scale sono oggettivamente una barriera architettonica insormontabile per un paziente in carrozzina, ma anche per gli anziani o per chiunque abbia un problema di deambulazione. C’è un ascensore, certo, l’unico a disposizione dell’utenza perché l’altro, quello al quale si accede dal Pronto soccorso, è stato riservato al percorso Covid-free, giustamente. L’unico ascensore che potrebbe permettere all’utenza di accedere al laboratorio analisi e anche al reparto di radiologia non funziona, è fuori uso da giorni, da oltre una settimana ormai. Il guasto meccanico è stato segnalato, almeno così pare, ma nessuno si è degnato né di farlo riparare, né di avvisare l’utenza mediante un semplice volantino magari.
E così papà Nicola ha preso tra le braccia il suo Manuel e lo ha portato di peso, con fatica, spinto dall’amore di padre, fino a quel quarto piano, per un prelievo, un banale prelievo di sangue. «Fino a quando ce la faccio Manuel andrà ovunque e dappertutto, ma non è possibile una cosa del genere. – riprende Nicola Di Filippo – Posso capire un guasto meccanico, ma dopo una settimana non è più accettabile. Oltre a noi c’erano in attesa anche altri pazienti, due donne anziane che avevano necessità di raggiungere quel famoso quarto piano e che credo abbiano rinunciato e siano andate via. Non c’è un cartello, né un avviso, nulla di nulla. Ti fanno uscire di casa, in questo periodo di emergenza sanitaria, con tutti i rischi del caso, poi arrivi lì sul posto e non puoi accedere al quarto piano perché l’ascensore non funziona. Gli operatori mi hanno assicurato di aver segnalato il guasto da diversi giorni, si parla di oltre una settimana. Ho protestato, ma questo è…» chiude, quasi rassegnato, papà Nicola. Il guasto pare risalga al 16 dicembre.
L’intervento di manutenzione era previsto per l’indomani, quindi il 17, ma fino a ieri nessun tecnico è stato avvistato presso i corridoi dell’ospedale di frontiera dell’Alto Molise. Nei giorni scorsi un paziente è stato trasportato su una barella spinale a forza di braccia fino al quarto piano, con tutti gli intuibili rischi che la inconsueta procedura ha comportato. E indagando, come facciamo sempre noi giornalisti, spunta un documento interno sul quale testualmente si legge: «Si comunica che l’unico ascensore dell’ospedale di Agnone che permette l’accesso al servizio di Radiologia è in avaria. Non si ha certezza dei tempi di riparazione. Si chiede quindi che da parte del 118 non vengano portati presso il Pronto soccorso di Agnone i pazienti che necessitano di movimentazione». La missiva, firmata da un dirigente medico, è indirizzata alla centrale operativa del 118 e alla direzione sanitaria. E reca la data del 18 dicembre. Siamo arrivati già al 24…