«Vista la recentissima notizia del passaggio della nostra regione in fascia “arancione”, abbiamo inoltrato una richiesta di chiarimenti all’ufficio caccia regionale relativamente alla corretta interpretazione delle possibilità di spostamenti per praticare l’attività venatoria. Restiamo quindi in attesa di risposte esaustive sul quesito che abbiamo posto, e appena avremo notizie certe da fonti istituzionali ufficiali ve ne daremo notizia».
Lo comunica il presidente regionale Libera Caccia Abruzzo, Antonio Campitelli.
Tra le risposte ai tanti dubbi innescati dal continuo susseguirsi dei Dpcm, sul sito del Dipartimento per lo Sport si legge:
«Salvo diverse disposizioni eventualmente emanate con ordinanze regionali, che, come noto, possono adottare provvedimenti più restrittivi, come di evince dall’art.1, comma 9, lettera d) del DPCM 3 novembre 2020, la pesca di superficie, sia sotto forma di attività amatoriale che di allenamento, potrà continuare ad essere praticata, in quanto attività che si svolge in forma individuale e all’aperto, fermo restando il rispetto del distanziamento sociale e del divieto di assembramento. Le gare si potranno svolgere solo se ritenute di interesse nazionale tramite provvedimento del CONI o del CIP».
Ciò che è previsto per la pesca dovrebbe valere, in base alla più elementare logica, anche per la caccia, anch’essa attività che si svolge in forma individuale e all’aperto. In dubbio, invece, la caccia collettiva, dove sono più facili gli assembramenti. Unica limitazione per la caccia a singolo, da mercoledì quando l’Abruzzo sarà ufficialmente zona arancione, dovrebbe essere il vincolo di praticare l’attività venatoria all’interno del proprio Comune di residenza.