“Dopo l’approvazione in Conferenza Unificata, anche il Governo ha dato il via libera al decreto Calderoli sull’Autonomia Differenziata che, di fatto, ufficializza il progetto di disgregazione dell’unità del nostro Paese. In pratica, da questo momento, l’articolo 32 della nostra Costituzione diventa carta straccia, perché il diritto alle cure e, quindi, alla salute, non sarà più universalmente garantito, così come è stato finora”.
Lo scrive Candido Paglione, sindaco di Capracotta e presidente dell’Uncem Molise.
“Con l’Autonomia differenziata – sottolinea Paglione – crescerà ulteriormente il divario tra le regioni, con quelle del Centro-Sud – come il Molise – che si troveranno a gestire sempre meno risorse al punto da non poter garantire servizi adeguati, con la conseguenza inevitabile di un forte aumento della mobilità sanitaria verso le regioni del Nord”. In merito alla sanità, il primo cittadino alto molisano analizza quanto accadrà in futuro. “Un ulteriore elemento di forte disgregazione territoriale è rappresentato poi dal fatto che le regioni potranno gestire in piena autonomia perfino le retribuzioni e i contratti di lavoro del personale sanitario. È evidente, quindi, che laddove ci sono le risorse e il sistema della sanità funziona anche i medici saranno invogliati ad andare a lavorare. In questo modo si completerà il processo di depauperamento professionale, umano e strutturale degli ospedali del Centro-Sud”.
Ed ancora, sentenzia Paglione: “L’Italia tornerà alla sanità che esisteva prima del 1978, con il sistema delle casse mutue, quando non era ancora stato istituito il Servizio Sanitario Nazionale. Oggi non ci sono più le mutue, ma esistono le assicurazioni in campo sanitario che aumenteranno ancora di più la forbice tra i ricchi e gli indigenti e aiuteranno lo smantellamento progressivo della sanità pubblica”. Infine la chiosa: “Lo scorso 17 marzo, a Napoli, insieme a tanti sindaci del Mezzogiorno, abbiamo partecipato ad una manifestazione proprio per contrastare quella che, a tutti gli effetti, non è altro che una vera e propria “secessione dei ricchi” e che serve solo ad alimentare gli egoismi territoriali e le disuguaglianze. A questo punto non rimane che la strada della proposta di Legge Costituzionale di iniziativa popolare per bloccare il Decreto Calderoli. Servirebbe un’azione forte rivolta verso il Governo centrale. Ma chi ha la forza politica per farlo? I nostri Parlamentari farebbero bene ad alzare la voce in questo momento decisivo per il futuro della nostra regione”.