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  • “Biodiverso culturale” e “Bio Avversità”, workshop a Castel del Giudice: parte la (ri)Generazione dell’Appennino

    Il lavoro culturale per la rigenerazione territoriale sarà al centro del workshop, aperto al pubblico, che si terrà il 17 novembre 2023, a partire dalle 14.30, nella sala convegni di Borgotufi, albergo diffuso di Castel del Giudice (IS). Un incontro, dal titolo “Biodiverso Culturale” che segna l’avvio delle attività culturali organizzate nell’ambito del progetto di sviluppo dell’area interna molisana “Castel del Giudice Centro di (ri)Generazione dell’Appennino”, con il quale il Comune di Castel del Giudice ha vinto il Bando Borghi.

    Tra i protagonisti, introdotti dalla professoressa di antropologia culturale dell’Università del Molise Letizia Bindi, che ha organizzato l’evento in collaborazione con il Comune di Castel del Giudice, rappresentanti istituzionali e delle università ed esperti culturali, che con le loro esperienze ed iniziative realizzate in Molise e in diverse regioni italiane, sono espressione di azioni virtuose di valorizzazione del territorio e rigenerazione dell’Appennino. Un’occasione per creare o consolidare una rete di rapporti, in vista delle attività progettuali previste nell’ambito del Bando Borghi, al fine di arginare lo spopolamento e creare nuove forme di economia sostenibile che possano attrarre nuovi abitanti, in linea con gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030. «La valorizzazione culturale non solo serve a costruire una nuova identità delle comunità che abitano nelle aree interne – sottolinea il sindaco di Castel del Giudice Lino Gentile, che aprirà l’incontro – ma rappresenta un prerequisito per il loro sviluppo economico e sociale, soprattutto nell’ambizioso tentativo di contribuire alla creazione di nuove forme di economie territoriali, che tengano insieme le risorse ambientali, le tradizioni e l’innovazione».

    La prima parte del workshop, dopo i saluti introduttivi dell’assessore alla cultura della Regione Molise Salvatore Micone, il rettore dell’Università del Molise Luca Brunese e la presidente della Fondazione Molise Cultura Antonella Presutti, vedrà gli interventi di persone che a vario titolo hanno realizzato iniziative di animazione artistico-culturale dell’Appennino. Esperienze e percorsi che riflettono sull’ “ossovivo”, che fa riferimento alla metafora dell’economista Manlio Rossi Doria, il quale scriveva che l’Italia è fatta di osso e di polpa, cioè di zone interne, appenniniche, spopolate, e di polpa, le aree costiere, agricole e industriali. Come quella di Angelo Bellobono, il quale ha aperto la “Casa Appennino”, una residenza artistica per valorizzare il patrimonio ambientale del Reatino con laboratori, mostre, cammini, che consolidano il legame con il territorio; e il Collettivo L’Aquila Reale di Francisco Navarrete Sitja che lavora con artisti latino-americani nella valle dell’Aniene basati sugli elementi naturali, sui suoni della montagna.

    «Sono esperienze che rispondono alla domanda: cosa vuol dire fare del lavoro culturale nelle aree interne? – Spiega Letizia Bindi -. Attraverso di esse, vogliamo sensibilizzare la comunità locale, per creare confronti e scambi, in vista della realizzazione a Castel del Giudice di residenze dell’artista: il soggiorno di artisti che in cambio di ospitalità lasciano in paese opere, performance, pezzi d’arte, idee e lavori». Tra i protagonisti del workshop, ci saranno anche Lucia Giardino di GilmiArt Project, Piernicola Di Iorio dell’Università del Molise, referente del Museo di Arte Contadina ARATRO, lo sculture Ettore Marinelli e l’agronomo e poeta Giorgio Paglione, Massimo Palumbo che racconterà l’esperienza del Maack_Museo all’aperto d’arte contemporanea Kalenarte di Casacalenda, Fridanna Maricchiolo e Antonio Seibusi dell’Associazione Molise di Mezzo, Luciana Petrocelli dell’associazone Casa Frezza di Castel del Giudice, Alice Pasquini, artista ed ideatrice del Cvtà Street Fest di Civitacampomarano e il sindaco di Civitacampomarano Paolo Manuele, Mirco Di Sandro e Ester Incollingo del CISAV, Raffaele Spadano di Montagne in Movimento e Camilla Stellato della Fondazione FITCARRALDO.

    La seconda parte, dedicata ai “patrimoni in movimento” sarà più istituzionale, con esperti del mondo della progettazione, come Vito Lattanzi, funzionario demoetnoantropologo del Museo delle Civiltà di Roma; Fabio Renzi, segretario della Fondazione Symbola che si collegherà dal Festival della Soft Economy di Treia, a cui ieri hanno partecipato il sindaco Lino Gentile e Letizia Bindi, creando un ponte tra le iniziative di economia sostenibile di Castel del Giudice e la manifestazione; Vincenzo Santoro, responsabile cultura dell’ANCI, che parlerà del coinvolgimento dei comuni in un percorso di rete che sarà formalizzato nella realizzazione di un podcast dei borghi, in collaborazione con Rai 3; Leandro Ventura, direttore dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale e Francesca Campora, direttrice della Fondazione Edoardo Garrone, che sviluppa progetti di formazione dedicati ai giovani che vogliono fare impresa valorizzando risorse ambientali, culturali e sociali. Uno scambio di buone pratiche che possono funzionare a Castel del Giudice, così come in altri comuni, in modo da diventarne attivatori. Sono già in preparazione attività di formazione e progettazione culturale che saranno già dal 2024 sintetizzate nell’offerta di un Master Internazionale – che si chiamerà #enzima – dedicato allo sviluppo sostenibile delle aree fragili a forte carattere multidisciplinare come elemento di svolta per una rigenerazione territoriale esperta e condivisa.

    La serata si concluderà con la presentazione del libro di Giannandrea Mencini Bio Avversità. Il vizio delle monocolture nelle terre alte” edito da Kellerman, con la prefazione di Letizia Bindi. A discutere del libro con l’autore sarà Angelo Belliggiano, professore dell’Università del Molise, il quale nel progetto Centro di (ri)Generazione curerà in special modo l’osservatorio di politiche e pratiche di sviluppo rurale sostenibile e rigenerazione territoriale #rurobserv. Il volume è un viaggio sulla perdita di biodiversità a causa del proliferare delle monoculture agricole: dai vigneti di prosecco in Veneto, ai meleti in Val di Non, fino ai noccioleti del centro Italia, riportando testimonianze sulle conseguenze ambientali e sanitarie causate dall’agricoltura intensiva e dall’uso dei pesticidi. Lo scrittore, nella sua inchiesta, si sofferma poi sulle storie positive e vincenti, per dimostrare che un’agricoltura sostenibile è possibile. Di qui, il capitolo “Alto Molise, cuore della biodiversità”, che racconta di Carovilli con la storia dell’artigiana Veronica Testa e di Castel del Giudice con i meleti biologici Melise. Perché la cultura del fare impresa passa anche dall’intreccio tra cultura e agricoltura, come modello di sviluppo e riconnessione con la cura del territorio.

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