“Anche oggi una giovane vita è stata spezzata durante una battuta di caccia al cinghiale. Esprimiamo cordoglio e vicinanza alla famiglia della vittima, un ventenne della provincia di Rieti, ma allo stesso tempo profondo disappunto per la sostanziale indifferenza con cui le autorità competenti, dalle Regioni ai ministeri, assistono allo stillicidio di morti e feriti per caccia, come se non volessero turbare gli “sportivi” intenti al loro passatempo preferito”. Lo afferma l’onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente.
“Di questo passo – prosegue l’ex ministro – l’attuale stagione venatoria rischia di superare per mortalità quella precedente, che ha fatto registrare 22 morti 68 feriti. Secondo un’inchiesta pubblicata sull’edizione online di “National geographic”, la percentuale di morti a caccia è, in proporzione, simile a quella delle vittime per incidente automobilistico, con la differenza che oggi spostarsi in automobile è quasi sempre una necessità mentre la pratica venatoria è un “divertimento” anacronistico, ingiustificabile e che si dovrebbe abolire. Oltre a decine di vittime umane, ne provoca infatti centinaia di milioni tra gli animali, di cui le autorità non si preoccupano affatto. Bisognerebbe vietare la caccia almeno la domenica, raddoppiare le distanze di sicurezza e prevedere controlli più frequenti sui cacciatori, l’unica categoria che ha la facoltà di detenere un numero illimitato di armi”.