“La morte per avvelenamento di 30 cani da tartufo avvenuta nei giorni scorsi a San Pietro di Avellana e che ha portato alla conseguente chiusura della tartufaia e all’apertura di una inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Isernia (in foto il procuratore Carlo Fucci, ndr) non può e non deve restare un fatto circoscritto tra i tartufai”.
E’ quanto rimarca in una nota l’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente che chiede un’accelerazione alle indagini per risalire ai colpevoli. “A noi – scrivono gli animalisti – preme la salute dei cani e la morte di 30 di loro non deve passare inosservata come se si trattasse di una vicenda che interessa solo pochi addetti ai lavori. Trenta cani morti rappresentano una strage. Invitiamo chiunque possa dare una mano alle indagini a parlare. Basta omertà”.
Il cane Africa utilizzato per la bonifica dall’unita cinofila
Nel frattempo si apprende che grazie ad ‘Africa’, gli uomini del Nucleo antiveleno dei Carabinieri Forestali di Frosolone hanno completato, nelle scorse ore, la bonifica del territorio di San Pietro Avellana sul quale erano state disseminate le esche avvelenate che hanno causato la morte dei cani da tartufo. I Forestali, in collaborazione con l’unità cinofila del Pnalm, hanno bonificato tutta l’area rossa, rinvenendo diverse esche avvelenate.
La buona notizia è che da ore, ormai, ‘Africa’ non scova più bocconi avvelenati, a dimostrazione che l’intero territorio risulta essere stato efficacemente bonificato e messo in sicurezza. Il territorio resta chiuso a qualsiasi attività, come da ordinanza emessa dalla sindaca di San Pietro Avellana, Simona De Caprio, in qualità di autorità sanitaria e di pubblica sicurezza.