RICEVIAMO dalle sezioni di Teramo di Federcaccia, Enalcaccia e Anuu e pubblichiamo:
Stupiscono ancora una volta le esternazioni fatte dall’Arcicaccia ed Enalcaccia provinciali sul regolamento in materia di gestione e caccia al cinghiale. Tra inesattezze e bugie prestano il fianco all’assessore regionale alla caccia, Dino Pepe, senza i presupposti di un lavoro che da tanti mesi le associazioni venatorie, ambientaliste e agricole stanno portando avanti di comune accordo nel dibattito alla Regione Abruzzo.
Incontri che si sono susseguiti, anche all’interno della III Commissione regionale dove i loro rappresentanti si sono fatti notare solo per l’assenza. Avremmo preferito che anziché alimentare una polemica sterile e priva di contenuti, nel recente passato avessero partecipato e contribuito a delineare un progetto unitario su cui, invece, tutte le altri parti in causa sono convenute, ognuno, logicamente, con i propri distinguo. Il regolamento in vigore sulla caccia al cinghiale, attualmente, prevede già che nelle aree non vocate si possa intervenire con le squadre organizzate a seconda della necessità messa in evidenza dalle organizzazioni agricole. Gli Ambiti territoriali di caccia adesso propongono un passaggio più snello: nelle aree non vocate, a seguito di danni accertati alle coltivazioni agricole, con un semplice avviso dell’agricoltore danneggiato, gli stessi Atc potrebbero intervenire direttamente autorizzando le squadre. L’assessore regionale Pepe ha un progetto che porterebbe a un’invasione massiccia lasciando libere le squadre di cacciatori di intervenire a prescindere dalle autorizzazioni e dai danni reali con la conseguenza che altre tipologie di caccia ne verrebbero a soffrire pesantemente.
Il regolamento, a differenza di quanto affermato da Arcicaccia ed Enalcaccia, non è mai stato approvato in III Commissione ed è ancora in attesa di una sua migliore definizione. Ecco quindi che le associazioni che non hanno partecipato hanno notizie non veritiere e fanno male a diffonderle. Sarebbe più opportuno che cominciassero a studiare il Regolamento attualmente in vigore. Nella Provincia di Chieti lo stesso Prefetto ha bloccato le azioni dei sindaci che volevano attivare una massiccia caccia al cinghiale, senza i dovuti controlli, mettendo a rischio anche la sicurezza. Non vorremmo che le cronache dovessero registrare altri tragici episodi. Invece vogliamo sottolineare che laddove gli Atc hanno operato in maniera corretta e applicato il regolamento vigente (art. 1bis), i danni all’agricoltura in poco meno di una anno di interventi sono diminuiti del 40%.
Ecco perché chiediamo chiarezza, partecipazione, unità di intenti e massima attenzione da parte dei consiglieri regionali per il rispetto e la sicurezza dei cacciatori, dell’agricoltura, nella salvaguardia delle esigenze del mondo ambientalista. Se la Regione aderisse alle richieste dell’assessore Pepe sarebbe l’unica in Italia a scegliere la via dell’accentramento di tutte le competenze sulla caccia aumentando la burocrazia e rendendo impossibile la corretta gestione della materia.