Le attuali emergenze, gravissime, che si sono abbattute sulla nostra Agricoltura, strangolata dall’aumento incontrollato dei costi, da un siccità che ha falcidiato le produzioni, il tutto all’interno di una crisi pandemica la cui soluzione tarda a risolversi, non hanno distolto l’attenzione della Coldiretti Molise sui problemi annosi sui quali l’Organizzazione da anni si sta impegnando. Mentre la competizione politica tende, naturalmente, a mettere a fuoco i temi di natura nazionale, le nostre imprese continuano quotidianamente a subire danni incalcolabili dai cinghiali e dalla presenza sempre più rilevante dei lupi, aggravando ulteriormente il contesto di criticità delle aziende zootecniche. Se per i primi si sono man mano diradate le nebbie in cui il fenomeno era volutamente relegato, in conseguenza dei danni e dei rischi alla incolumità dei cittadini messa sempre più spesso a repentaglio nei contesti urbani, per i secondi assistiamo ad una recrudescenza del fenomeno che se non studiato e controllato rischia di degenerare in poco tempo.
I lupi, in Molise, sono presenti ovunque; scendono dalle montagne inseguendo le loro prede rappresentate dai cinghiali, mettendo in moto un circolo vizioso alla fine del quale a rimetterci è sempre e solo l’agricoltore. La presenza del lupo sta mettendo a rischio soprattutto gli allevamenti zootecnici che stanno già affrontando le difficoltà legate a tutto ciò che conosciamo come rappresentanti del mondo delle imprese e, ahimè, come cittadini. Coldiretti ritiene necessario e non procrastinabile un censimento della specie, ponendo in essere ogni utile azione per individuare e tutelare il “vero” lupo distinguendolo dagli ibridi o dai cani inselvatichiti, che rischiano di farlo scomparire del tutto, così come è praticamente scomparso il “vero” cinghiale originario italiano. Sono essenziali misure di contenimento per non far morire i pascoli e costringere alla fuga centinaia di famiglie che da generazioni popolano le aree rurali più difficili dove l’allevamento risulta essere l’unica attività praticabile, ma anche tanti giovani che faticosamente e coraggiosamente sono tornati in campagna.
“Senza i pascoli – afferma Coldiretti – molte aree straordinarie presenti nel nostro Molise muoiono, l’ambiente si degrada e frane ed alluvioni causano danni al territorio che l’intera collettività deve pagare, oltre alla perdita di paesaggio. Si parla tanto di rilancio delle zone svantaggiate e di aiuto per coloro che cercano di far crescere le aree più emarginate della nostra regione – prosegue l’Organizzazione – ma un contesto simile sta determinando un grave clima di sfiducia fra gli operatori del settore zootecnico che si sentono profondamente penalizzati e condizionati da quei cultori di un ambientalismo ed animalismo che, invece di garantire la preservazione della “vera” specie lupo, tendono in molti casi solo a criminalizzare gli allevatori, rendendone insostenibile la coesistenza con chi attraverso sforzi enormi presidia e tutela il territorio, accollandosi costi ben superiori ai benefici”.
“Se la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato – conclude Coldiretti Molise – ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale, come cita il c.1 della L.157, è ora che questa norma venga rispettata. Le Istituzioni, nazionali e regionali, debbono assumersi la responsabilità di intervenire con adeguate risorse economiche per ristorare interamente e non parzialmente i danni, dal rimborso allo smaltimento delle carcasse, e oltre a ciò deve essere semplificata la burocrazia che rappresenta in molti casi un vero e proprio ostacolo acchè l’allevatore presenti la denuncia di danno”.
Come se ciò non bastasse, oltre a fare la conta dei danni diretti, relativi alla perdita degli animali uccisi, gli allevatori subiscono anche pesanti perdite economiche indirette, per le quali non è prevista alcuna forma di indennizzo. In seguito agli attacchi da lupi, infatti, oltre agli animali che si disperdono (e se le carcasse non vengono trovate l’allevatore non ha nemmeno diritto al risarcimento) c’è da mettere in conto lo stress subito dagli animali superstiti che provoca drastiche riduzioni della produzione di latte, tutti fattori che comportano enormi danni economici.
Coldiretti chiede all’Assessore regionale all’Agricoltura, Nicola Cavaliere, di non ignorare la questione, affrontandola con la giusta determinazione, attraverso un confronto con il mondo allevatoriale e la stessa istituzione regionale, per avviare un percorso di chiarificazione e con esso mettendo in campo una strategia che riconosca, insieme alla presenza sostenibile ed alla tutela legittima del “vero” lupo, la dignità agli operatori zootecnici all’interno di un ecosistema che, lo vogliamo ricordare, non è mai stato una giungla.