AGNONE – Da tempo la politica ci ha abituati a fatti grotteschi che sfiorano l’umorismo da cabaret, tranne per il fatto che chi ci amministra e governa dovrebbe avere sempre contegno, rispetto per le regole e per il popolo sovrano. Fatta questa premessa, oggi sono rimasto stupito leggendo di una richiesta ufficiale di dimissioni fatta dal sindaco del mio paese, Lorenzo Marcovecchio, a due consigliere di opposizione. Ho letto con molta attenzione il comunicato, non si capisce bene da chi effettivamente redatto, che chiama in causa Linda Marcovecchio e Annalisa Melloni e ho ravvisato, innanzitutto, un tono minaccioso e quasi intimidatorio. Mi ha riportato a un manifesto di qualche anno fa in cui con la politica si mischiavano pettegolezzi e maldicenze. Il “detto non detto“, far capire chiaramente che si è in possesso di informazioni riservate e le accuse non velate di coinvolgimento professionale di una delle due ex assessore mi lascia sconcertato e mi porta a pensare a quel raccapricciante romanzo di Leonardo Sciascia “Il giorno della civetta“. Purtroppo i ruoli che si vanno a ricoprire, di questi tempi, non sono sempre accompagnati da una consapevolezza, chiamiamola per semplificare, democratica. I ruoli di maggioranza, esecutivo, giunta e sindaco nella fattispecie, e minoranza, oltre che dalla Costituzione e da diverse leggi, vengono sanciti da una consapevolezza istituzionale ben precisa. La minoranza ha il sacro compito di controllare le deliberazioni e prevenire gli usi illeciti e gli abusi eventuali della maggioranza. Infatti è consueto che la minoranza chieda le dimissioni dell’esecutivo, ma mai, solo nel mio paese si verifica, che il sindaco chieda le dimissioni di chi lo dovrebbe, democraticamente, controllare. Tralasciamo il momento istituzionale, ci sarà stata un’eccessiva emotività stando rinchiusi in casa, e analizziamo il fattore politico. Nella comunicazione si allude a un “mammasantissima” che abbia aperto gli occhi alle due consigliere e che sia anche alla regia di tutto. Come diceva Lubrano: “la domanda sorge spontanea”. Il signore che manovra dall’alto e da lungo tempo, non è lo stesso signore a cui si è andati a chiedere, inerpicandosi a Canossa (e la salita da fare per raggiungere la sua residenza non è metafisica, nda) il beneplacito per una lista che comprendesse alcuni suoi fidati? Nonostante il manifesto prima citato. I risultati dell’appiglio del “grande vecchio” li abbiamo potuti verificare tutti e sono risultati molto proficui per la vittoria della lista. Ma quando si monta a cavallo non ci si sofferma mai su quanto sia costato il cavallo. Forse sarebbe opportuno ritornare a dare il giusto valore alle istituzioni svincolandosi dal fraintendimento del potere fine a se stesso, e dall’equivoco di un potere senza verifiche che riporta alla celebre frase del marchese Onofrio Del Grillo: “Perché io so io e voi non siete un ca…”.
Armando Bartolomeo