Potranno richiedere interventi urgenti, firmare ordinanze di abbattimento, sbraitare e alzare la voce in ogni sede, minacciare anche plateali azioni di protesta, ma sarà tutto fiato sprecato. Nessuno più ascolterà i sindaci del Chietino, del Vastese e dell’intero Abruzzo alle prese con l’emergenza cinghiali. Perché il personale formato che, in maniera del tutto gratuita e volontaria, ha coadiuvato la Polizia provinciale negli abbattimenti, riuscendo a coprire vaste porzioni di territorio a tutela delle colture agricole, riconsegnerà nei prossimi giorni le nomine incrociando le braccia. Non si tratta di uno sciopero, ma della presa d’atto che la Regione Abruzzo a guida centrodestra non vuole l’aiuto dei selecontrollori nella gestione delle popolazioni di cinghiali. Evidentemente preferisce pagare i danni, tanto sono soldi che escono dalle casse pubbliche.
Quel che è accaduto nelle ultime settimane in Abruzzo è sintetizzabile così: al contrario delle indicazioni giunte dalla Corte Costituzionale con ben due sentenze, la Regione ha stretto i paletti del controllo, limitando di fatto la partecipazione del personale formato volontario alle operazioni di prelievo dei cinghiali. E già questo basterebbe per tirarsi dietro le proteste e le ire, anche elettorali, di tutto il mondo agricolo. Non paghi di ciò alcuni noti esponenti della maggioranza hanno presentato degli emendamenti per tentare di porre rimedio alle sciocchezze fatte in precedenza e per ri-allinearsi con quelle indicazioni fornite dalle famose sentenze delle supreme magistrature dello Stato. In sostanza quelle sentenze dicono: il personale della Polizia provinciale è assolutamente insufficiente per poter gestire le popolazioni di cinghiali in esubero, quindi le Regioni possono avvalersi della collaborazione di volontari opportunamente formati. Gli emendamenti che avrebbero corretto il tiro e riportato la nuova legge regionale in linea con i principi enunciati dalla Corte Costituzionale pare siano stati bocciati dalla stessa maggioranza che li aveva proposti, mediante dei sub emendamenti. Alla fine della fiera il risultato ultimo è che i selecontrollori non potranno più operare come in precedenza, ma avranno limiti che rendono oggettivamente più difficile il loro compito. E quindi le operazioni di controllo saranno portate avanti solo dalla Polizia provinciale, una manciata di uomini e dalle guardie venatorie. Il piccolo, ma efficiente “plotone” di selecontrollori volontari è stato messo in condizione di non poter operare.
Una situazione caotica e ingarbugliata che di fatto ha già portato alla sospensione degli abbattimenti, proprio in un momento delicato per la produzione agricola. Rispetto a queste tematiche l’assessore regionale competente non apre bocca, né si sentono le proteste delle associazioni di categoria del mondo agricolo.