Monsignor Claudio Palumbo lascia la guida pastorale della Curia di Trivento, la piccola, ma antica diocesi a cavallo tra Abruzzo e Molise, divenuta simbolo della lotta della Chiesa e delle sue articolazioni, dalla Caritas alle parrocchie, contro lo spopolamento delle aree interne dell’Appennino. Ora serve un successore e bisogna anche fare presto e la foto pubblicata in apertura potrebbe contenere il volto del successore designato.
La decisione vaticana è stata quella di nominare Palumbo vescovo della diocesi di Termoli-Larino, al posto del dimissionario (per sopraggiunti limiti di età, ndr) monsignor De Luca. Si apre, dunque, il problema della “successione” alla cattedra della piccola diocesi di Trivento. Serve un successore di Palumbo, un vescovo che prenda in mano le redini della diocesi fatta di tanti piccoli Comuni abruzzesi e molisani. E bisogna fare presto, perché lo spopolamento e la povertà crescente non aspettano.
Il diritto canonico prevede questo: Can. 378 – §1. Per l’idoneità di un candidato all’episcopato, si richiede che: 1) sia eminente per fede salda, buoni costumi, pietà, zelo per le anime, saggezza, prudenza e virtù umane, e inoltre dotato di tutte le altre qualità che lo rendono adatto a compiere l’ufficio in questione; 2) goda di buona reputazione; 3) abbia almeno trentacinque anni di età; 4) sia presbitero almeno da cinque anni; 5) abbia conseguito la laurea dottorale o almeno la licenza in sacra Scrittura, teologia o diritto canonico in un istituto di studi superiori approvato dalla Sede Apostolica, oppure sia almeno veramente esperto in tali discipline.
Sembra di leggere il ritratto di don Erminio Gallo, già parroco a Schiavi di Abruzzo, Celenza sul Trigno e Torrebruna, ma molisano, perché nato a Termoli e cresciuto a Montefalcone nel Sannio. Il sacerdote è direttore dell’Archivio Storico Diocesano, Vicario giudiziale e Cancelliere vescovile. Nel 2014 ha conseguito il dottorato in Storia e Beni Culturali della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma ed è professore di storia della Chiesa a Chieti presso l’Istituto Teologico Abruzzese e Molisano. Ha pubblicato diversi articoli e libri, tra i quali San Casto Vescovo e Martire (Patrono di Trivento), Ed. Tipografia L’Economica di Campobasso; L’attività della Sacra Congregazione del Concilio in Abruzzo e Molise al tempo del cardinale Antonio Carafa (1589-1590), 2014 Palladino Editore;
Il beato Antonio Lucci e la sua figura di Riforma, Palladino Editore, 2015, Antonio Tortorelli, un francescano riformatore sulla Cattedra di San Casto tra il seicento e il settecento, Volturnia Edizioni, Cerro al Volturno (IS), 2015; Santa Felicita e i sette santi martiri, Palladino Editore, luglio 2015; Donato D’Arezzo, Edizioni il Pozzo di Giacobbe, aprile 2017; Il vescovo Luigi Agazio e la diocesi di Trivento-Un episcopato lungo e incisivo al tempo dell’Unità D’Italia (1854-1887), Il Pozzo di Giacobbe, Trapani, 2017.
Insomma, un sacerdote colto, nel palazzo della Curia da tempo in veste di cancelliere, ma anche un parroco che conosce bene il territorio diocesano, e dunque potrebbe essere il candidato ideale alla successione a quella cattedra di San Casto sulla quale, tra l’altro, ha anche scritto alcuni libri di approfondimento storico.
E’ vero che solitamente chi entra Papa in Conclave, ne esce poi Cardinale; qui in diocesi serve “solo” un Vescovo e l’identikit del candidato ideale alla successione a monsignor Palumbo sembra proprio coincidere con quello di don Erminio Gallo.
E’ suo il nome in pole che circola negli ambienti religiosi triventini, è lui, don Gallo, in candidato ideale, quasi il successore naturale di monsignor Palumbo. Ma ovviamente il giudizio definitivo sull’idoneità del candidato spetta alla Sede Apostolica, non certo ad una testata giornalistica… Santità, faccia presto, che qui non abbiamo tempo da perdere come in Vaticano!
Bernardo Gui
Don Luca Mastrangelo secondo me è un sacerdote che potrebbe essere nominato vescovo, per la sua preparazione culturale ( è anche laureato in giurisprudenza) e per le sue qualità come pastore di anime