L’Italia sta accelerando verso la digitalizzazione dell’identità. E lo sta facendo grazie all’adozione di strumenti come SPID e la Carta d’Identità Elettronica, ma gli obiettivi del PNRR restano ambiziosi. Per non dire difficili.
Ad oggi, 36,4 milioni di italiani hanno attivato SPID, pari al 73% della popolazione adulta, a cui si aggiungono circa 13 mila minorenni. Gli accessi ai servizi online tramite SPID rimangono stabili, con oltre un miliardo di accessi nel 2022 e una media di circa 25 accessi annui per utente. Tuttavia, il tasso di crescita dell’identità digitale sta rallentando: +9% da gennaio a novembre 2023, rispetto al +23% registrato nel 2022, suggerendo che l’obiettivo di 42,3 milioni di identità digitali entro giugno 2026 resta distante. In parallelo, la CIE è posseduta da 39,3 milioni di italiani, ma la sua versione digitale, gestita tramite l’app CieID, è ancora poco sfruttata: soltanto 4 milioni di utenti la utilizzano per accedere ai servizi online. La crescita dei rilasci fisici è stata invece consistente: +23% su base annua.
A contribuire alla crescita delle identità digitali ci sono anche tutta una serie di servizi, di portali e di piattaforme che ormai integrano queste modalità per iscriversi e per accedere ai contenuti. Un esempio recente è quello dei casinò online con registrazione SPID, un’innovazione importante nel mondo del gioco pubblico e legale che si inserisce in una duplice visione: da un lato contrasto al gioco minorile e più controllo del pubblico, dall’altro semplicità di accesso e quindi esperienza dell’utente più fluida e veloce.
L’identità digitale continua a crescere, anche se a ritmo lento. Così il confronto internazionale aiuta a trovare un rallentamento simile in altri Paesi: Svezia e Norvegia vantano sistemi digitali già diffusi nell’80% della popolazione, mentre in Francia FranceConnect è passato dal 60% al 61% in un anno e in Belgio itsme® dal 56% al 58%. Sistemi come il portoghese Chave Movel Digital e lo SwissId elvetico registrano rispettivamente il 54% e il 39% di penetrazione, confermando che l’Italia si colloca comunque su livelli medio-alti rispetto ai Paesi simili. Il futuro della digital identity sembra quindi orientato verso il Digital Identity Wallet, come previsto dal regolamento eIDAS 2.0. Anche l’Italia sta definendo il proprio progetto nazionale, l’IT Wallet, per integrare documenti di identità in un ecosistema digitale sicuro. La popolazione appare già pronta: quasi la metà degli italiani sarebbe disponibile a caricare in un wallet carta d’identità, tessera sanitaria e patente, a patto di adeguate garanzie di sicurezza. “Siamo agli albori di una vera e propria rivoluzione, rappresentata dal Wallet – ha spiegato Giorgia Dragoni, Direttrice dell’Osservatorio Digital Identity – Alcuni Stati hanno già iniziato a sperimentare il proprio modello e in un futuro non troppo lontano potremmo dimenticarci a casa patente e carta d’identità, che saranno caricate in un’app presente nel nostro smartphone”.
Non solo Stati, ma anche attori privati e Big Tech hanno iniziato a sperimentare wallet digitali. Attualmente sono 111 le app disponibili che consentono di integrare credenziali e documenti in modalità digitale. Una modalità che sarà sempre più diffusa nella popolazione. Anche in quella italiana, che da sempre, invece, sembra la più tradizionale.