«La stampa missionaria, con i suoi piccoli numeri, riesce comunque a dare voce a chi non ce l’ha, a rompere il muro del silenzio su situazioni umanitarie anche gravi che la grande stampa internazionale spesso ignora». Sono le parole pronunciate da don Pasquale Castrilli, sacerdote e missionario degli Oblati di Maria, originario di Bojano, che martedì pomeriggio è stato tra i relatori del convegno di formazione tenutosi ad Agnone e organizzato dall’Ordine dei giornalisti del Molise.
Castrilli da anni è impegnato, in ogni parte del mondo, dal Laos al Venezuela solo per citare le ultime due sedi di missione, nel campo dell’evangelizzazione e delle comunicazioni. «Anche nei regimi totalitari comunisti più duri, come in Laos, e nelle varie dittature in giro per il pianeta, o nei paesi economicamente disastrati, spesso i missionari cattolici, i religiosi, sono i soli testimoni oculari che raccontano le micro-storie, i disagi e i soprusi vissuti dalla popolazione locale. – ha ribadito don Castrilli – La stampa cattolica e missionaria è sempre più spesso l’unico veicolo con il quale le notizie riescono a raggiungere l’Occidente; storie di sofferenza e soprusi che altrimenti verrebbero ignorate dalla stampa internazionale».
Tra i relatori del convegno, valevole come momento di formazione professionale continua per i giornalisti, anche il vicario generale della diocesi di Trivento, monsignor Domenico Fazioli. Il numero due della curia triventina ha intrattenuto i presenti e alimentato un interessante dibattito con una relazione sui rapporti tra il compianto Papa Benedetto decimo sesto e il mondo dell’informazione. «Papa Benedetto, sin dalla sua elezione al soglio di Pietro, è stato fatto oggetto di una campagna stampa ostile e pregiudiziale. – ha spiegato, con riferimenti puntuali e circostanziati, monsignor Fazioli – Ricordiamo il titolo, a mio parere diffamatorio, “Pastore tedesco” dedicato al Papa dal quotidiano comunista “Il Manifesto“. Un altro esempio è la campagna mediatica che ebbe come titolo: “Il Papa veste Prada“, incentrata sulla bufala dell’utilizzo, da parte di Joseph Aloisius Ratzinger, di scarpe firmate. In realtà, come poi acclarato dall’Osservatore romano e anche dall’Ansa, si trattava di scarpe rosse di fattura artigianale donate al pontefice da un artigiano devoto. Un’altra bufala ha riguardato il valore economico dell’anello del Papa Ratzinger: secondo qualche giornalista con il suo costo si sarebbe potuto risolvere il problema della fame nell’intero continente africano. Poi è stato certificato che il sigillo pontificio, l’anello appunto, aveva un valore economico pari a quello di due fedi nuziali». Il vicario generale ha poi ricordato quando al Papa fu impedito di parlare all’università La Sapienza di Roma «perché circa sessantasette docenti su oltre quattromila cattedratici di quell’ateneo, firmarono una lettera di proteste pompata dalla stampa ostile alla Santa Sede».
Un Papa scomodo e bersagliato dai giornali, dunque, come confermato dall’altro relatore del convegno, Paolo Scarabeo: «Joseph Ratzinger, nel corso del suo pontificato, è stato continuamente fatto oggetto di una campagna stampa basata sulla disinformazione, fatta di continui attacchi mediatici, come quando venne pubblicata la vignetta che lo ritraeva mentre baciava sulla bocca l’imam di Al Ahzar, la moschea del Cairo».
«A differenza di quanto si crede, – ha chiuso Scarabeo – Papa Benedetto è stato un abile comunicatore: durante il suo pontificato la Chiesa ha cominciato a fare uso dei social e lo stesso pontefice ha coniato il termine “continente digitale” per indicare la nascita di un nuovo continente appunto, quello senza confini che è in rete, sul web». Al termine del convegno i partecipanti, insieme al presidente Cimino, hanno vissuto un momento conviviale presso un noto locale di Agnone ricevendo anche la visita e il saluto del sindaco Daniele Saia.
Francesco Bottone