Pubblichiamo a seguire un comunicato stampa del Gruppo M5S sul tema dei costi della politica in Consiglio regionale.
All’indomani del referendum costituzionale che ha segnato la clamorosa bocciatura della riforma Renzi da parte degli italiani, il M5S torna sul tema delle indennità dei consiglieri regionali.
“Il PD ha propagandato la riforma costituzionale come, tra le altre cose, indispensabile per la riduzione dei costi della politica, in particolare delle indennità dei consiglieri regionali. – spiega Sara Marcozzi, capogruppo M5S in Regione – Oggi abbiamo voluto dare loro una ulteriore possibilità di credibilità depositando un emendamento volto proprio a questo scopo”.
Torna alla carica il M5S sulla riduzione dei costi della politica, che ieri durante il Consiglio regionale non si fa sfuggire l’occasione di inserire all’interno della modifica alla legge n. 40 in materia di indennità e vitalizi, un emendamento per la diminuzione degli stipendi per i consiglieri regionali che oggi, tra tutte le voci che lo compongono, possono raggiungere i 13mila euro mensili.
“Abbiamo proposto che l’indennità, lo stipendio per capirci, di un consigliere regionale non superasse i 5mila euro lordi e che i rimborsi spese fossero ridotti, dagli attuali 4.100-4500, a 2500 euro” commenta Sara Marcozzi firmataria dell’emendamento. “Benché il M5S si sia speso molto per il NO alla riforma Renzi-Boschi-Verdini, da sempre ci battiamo per la diminuzione degli emolumenti dei politici. I consiglieri regionali del M5S hanno rinunciato, infatti, fino ad oggi, a oltre 400mila euro dei loro stipendi creando un fondo di garanzia per le PMI abruzzesi. I tagli proposti sono in linea con quanto propagandato durante la campagna referendaria dal PD, che addirittura si era detto pronto a modificare la Costituzione pur di tagliare i costi della politica.” Il risparmio stimato per le casse regionali, dunque per i cittadini abruzzesi, dall’approvazione dell’emendamento sarebbe consistito in una riduzione media di € 3.600,00 per consigliere al mese che corrisponde ad una riduzione che oscilla da un minimo di € 110.000,00 ad un massimo di € 140.000,00 mensili e, quindi, da un minimo di € 1.300.000,00 ad un massimo di € 1.750.000,00 annui. Circa il 7% della spesa complessiva dell’intero consiglio regionale.
“Purtroppo, alla prova dei fatti, la maggioranza di Governo regionale dimostra la oramai comprovata ipocrisia e vota contro” dichiara Marcozzi “È l’ennesima prova, se ancora ve ne fosse bisogno, che la riforma costituzionale di Renzi e sodali mirava solo alla riduzione della sovranità dei cittadini italiani e non anche alla riduzione dei costi della casta politica”.