SCHIAVI DI ABRUZZO – I profughi spaccano la maggioranza, Troiano critica il centro di accoglienza.
Dure parole dell’assessore comunale (primo a destra nella foto, ndr) di Schiavi all’indirizzo della cooperativa Matrix: «Disattesi gli accordi iniziali sul numero di presenze».
Una giornata decisamente no per il sindaco di Schiavi di Abruzzo, Luciano Piluso. Nel corso di un incontro pubblico sul tema profughi, il sindaco è stato prima smentito pubblicamente dal titolare della cooperativa Matrix in materia di libertà di stampa e poi ha dovuto subire la presa di distanza, chiara e netta, di un suo assessore rispetto a tutta la questione profughi.
«In un paese di centocinquanta persone, quasi tutti anziani, ospitare sessanta o settanta profughi è una follia. – ha tuonato, prendendo la parola nel corso della riunione pubblica di ieri, l’assessore comunale Carlo Troiano – Parlo da titolare di un esercizio commerciale e da amministratore pubblico. Sono stati disattesi gli accordi iniziali presi con la cittadinanza e con noi amministratori. Si era detto di tenere basso il numero di profughi invece oggi ce ne sono più di sessanta. Da marito e da padre dico che non mi sento sicuro e tranquillo. Spesso quei ragazzi si aggirano in paese in gruppi di dieci o venti. Qualche sera fa, mi hanno raccontato, uno di loro si è alterato ed ha alzato la voce perché in un locale pubblico non gli è stato somministrato dell’alcol. Poniamo un limite almeno al numero di profughi che posso uscire contemporaneamente dalla struttura».
Una proposta di buonsenso, quella dell’assessore Troiano, che è stata immediatamente recepita dal titolare di Matrix, Simone Caner: «L’assessore ha perfettamente ragione. Per evitare problemi dispongo che da subito i ragazzi possano uscire dal centro solo in gruppi inferiori a cinque unità».
E dopo aver portato a casa questo importante risultato l’assessore è andato oltre, accusando apertamente Matrix di non aver portato ricchezza in paese come invece promesso: «Avevate detto che avreste fatto girare l’economia del paese, ma non mi risulta che vi riforniate in loco per la spesa alimentare e per gli altri bisogni del centro di accoglienza».
La replica di Caner non si è fatta attendere: «Potrei dire che noi facciamo spesa dove ci pare, ma comunque il 70 per cento degli acquisti vengono fatti a Schiavi, pagando le merci anche di più rispetto ai prezzi che troveremmo altrove, e solo il 30 per cento ad Agnone. Inoltre diamo lavoro e occupazione a diverse persone del paese, quindi un minimo di ricchezza la stiamo lasciando sul territorio».
Francesco Bottone
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