Ospitiamo volentieri la cronaca di un viaggio nella ventesima regione d’Italia insieme ai cugini del cuore, un reportage della collega Alma Perego, giornalista freelance iscritta all’ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna.
Non era solo l’aspettativa di visitare posti sconosciuti, o forse solo intravisti di passaggio per raggiungere regioni più note; il viaggio intrapreso nel cuore meridionale del Paese ci attendeva con i cugini di sempre, quelli con cui trascorri magari ore ma mai una settimana insieme.

E così, l’idea di Barbara Bertolini di formare una “cousinade”, si è concretizzata grazie alla tenacia e alla volontà di una donna che ha fatto della curiosità e dell’amore per la cultura la ragione di vita.
Da mesi la nostra giornalista e scrittrice ha studiato itinerari, ha tracciato percorsi, ha prenotato alberghi e ristoranti, ha preso contatti con amici, guide e ci ha accolto nelle sue case con gioia e con l’obiettivo di farci conoscere la regione, in cui ormai vive da circa 40 anni, in armonia e intesa d’intenti.
L’undici di maggio, seppur consapevoli del meteo avverso, siamo partiti con due macchine stipate di cugini provenienti chi da Ginevra, da Reggio Emilia, da S. Giovanni di Querciola, da Cavriago, da Cesenatico con una voglia di scoprire e scoprirci, o conoscerci meglio.

La prima tappa a Vasto, ancora Abruzzo, da cui il Molise dal 1963 si è staccato, un sole caldo e avvolgente ci ha fatto ricredere sul meteo bizzarro. Dopo una passeggiata lungo il mare, un pranzo delizioso sulla spiaggia, alla sera, grazie a Daniela e Filoteo, amici di Barbara, abbiamo conosciuto Vasto by night dalla roccaforte muraria nella città antica, dove lo sguardo spazia nel brillio delle luci sul mare; esperienza emozionante e non solo estetica, poiché corredata sapientemente da argomenti interessanti sulle origini storiche della città.
Una notte di riposo in albergo e il giorno dopo tutti pronti alla via di Termoli (già un salto e siamo in Molise) per imbarcarci sul traghetto che ci porterà alle Isole Tremiti che appartengono alla Puglia.
Qui, complice la giornata ideale per godere del sole e del mare, le parole e le sensazioni prendono il sopravvento per tradurre le immagini che un poeta renderebbe sicuramente meglio. Le Tremiti sono un paradiso, le grotte dove siamo entrati con il gommone carico dei dieci cugini, più capitano e assistente, ci hanno emozionato per la bellezza che abbiamo assorbito e fatto nostra per un giorno intero.

Tornati a Termoli abbiamo scoperto una città che non è solo un porto importante ma racchiude storia e racconti del vecchio borgo marinaro.
La giornata termina a Campobasso, capoluogo della regione. La sistemazione è presso l’Hotel San Giorgio; mentre ci avviciniamo cerco con la fantasia un ponte levatoio, visto che i contrafforti della struttura richiamano una fortezza medievale. L’accoglienza è solare e professionale. Le quattro notti che abbiamo trascorso in questa meraviglia dell’ospitalità ci hanno coccolato, così pure le ricche colazioni per iniziare il nostro “trekking” molisano nel migliore dei modi.

Il terzo giorno è quello decisivo: andare alla scoperta di questa culla di beni dove la storia, l’archeologia e l’ambiente si contendono il primato. Qui mi devo soffermare, perché alla narrazione di questa piccola cronaca non può mancare la conoscenza di Angela Vitiello, una raggiante tour operator amica di Barbara che ci ha guidati alla volta di Castelpetroso e Sepino, di cui parlerò dopo. Con Angela, lei alla guida dell’auto e io felice passeggero, ci siamo conosciute e raccontate le rispettive esperienze lavorative e famigliari, una piacevole conoscenza che potrebbe diventare davvero amicizia.
Dunque, riprendendo il filo, il santuario dell’Addolorata mi è apparso all’improvviso tra la vegetazione collinare, ed è stato come fare un tuffo nel romanticismo neogotico tedesco, i castelli della Baviera li ho vissuti così, ma siamo in Molise! Che cosa ha da raccontare questa terra! Un’imponente facciata, archi ogivali e il portale opera della fonderia Marinelli di Agnone di cui ho avuto un interessante anticipo narrativo, la vedremo, infatti, giorni dopo, fanno di questa cattedrale immersa nel verde un unicum e un forte omaggio alla fede. La via Matris, una sorta di via crucis tutta in salita, è una passeggiata piacevole nel bosco e rievoca i sette dolori di Maria cui tutto in questo posto incantato è incentrato fino alla fonte, dove ci abbeveriamo assetati.

Lasciato l’incanto romantico, Angela ci guida con sapienza alla volta di Sepino, l’antica romana Saepinum, dove le porte monumentali aprono ad uno dei parchi archeologici più importanti d’Italia. Percorrendo il decumano centrale ci sentiamo come abbracciati dalla storia: la basilica sullo sfondo, il foro, le terme, il teatro dove ancora si tengono rappresentazioni, ci accompagnano mentre la nostra esperta storica ci fa rivivere i tempi dei tratturi che qui confluivano e della transumanza.
Lasciata la sensazione antica ci dirigiamo verso Oratino, anche questo uno dei borghi più belli del nostro Paese, dove sovrastano indisturbati innevati i monti del Matese e della Maiella. Incontriamo con piacere gli amici Paolo e Nunzia, cuochi per l’occasione e per l’affetto che nutrono per Barbara, preparano per la cuginanza un pranzo da ricordare a conferma che i molisani aprono la propria identità anche con la gastronomia. Tra i piatti proposti, tutti gustosi, quello di cacio e ove, il nome lo definisce, mi colpisce il palato, mentre dalle ampie vetrate vedo svettare tra le colline la rocca normanna, unica costruzione dirimpettaia alla casa di Barbara e dei suoi dolcissimi gatti che qui vivono, beati loro!.

Il tempo scorre velocemente tra sensazioni, rievocazioni che scambiamo tra noi, e la mattina di mercoledì 14 maggio eccoci a Isernia, la seconda città molisana, capoluogo di provincia. Ci aspetta una visita interessante al Museo nazionale del Paleolitico, allestito proprio sul ritrovamento di rilevanti resti preistorici risalenti al Paleolitico inferiore. Se nei giorni passati mi ero fatta un’idea della “cura” del territorio e delle sua storia, nonché delle tradizioni, a conferma della forte identità che lega la sua gente a questa regione, ora ne ho proprio le prove. Questo museo è un’autentica opera d’arte di informazione didattica e risorsa multimediale al passo con i tempi.
La visita a Isernia prosegue nel centro cittadino; in un balzo temporale entriamo nel teatro della memoria storica della città, il palazzo Petrecca De Lellis che sorge sulle vestigia di un’antica dimora romana. E’ un edificio risalente alla seconda metà del settecento progettato dal Vanvitelli. Gli interni si aprono a profusione ricchi di arredi spettacolari, quadri e giardini pensili, gli occhi ringraziano, la mente assorbe tutti gli elementi culturali che qui generosamente si espongono. E arrivata l’ora di pranzo ci attende una sorpresa tra le sorprese. La nostra pausa è prenotata presso le Segrete del Settecento, un ristorante sulla via principale, al cui interno l’ospitalità in grotte armoniose ci propone cibi e buon vino indimenticabili.
La giornata termina a Oratino dove torniamo sempre volentieri e ci raccontiamo, facendo la cronaca delle giornate trascorse. Siamo a metà percorso e ancora Campobasso non la conosciamo; la scopriremo a piedi l’ultimo giorno. La notte avanza, ci rechiamo alle macchine in sosta nel grande cortile e un gattone che sembra un valchiria salta intorno a noi, ci saluta, ma ci rivedremo prima di partire, Oratino nel cuore.

Giovedì, l’Alto Molise è la prossima meta. Il clima è freddo e ventoso, corredati di maglioni e piumini gentilmente offerti dalla casa ci avventuriamo verso nord. Noi arriviamo dal mare e certe temperature ce le siamo dimenticate. E’ Claudio, il marito di Angela che ci accompagnerà con il suo pulmino verso Capracotta, 1.400 mt. d’altezza, il punto tra i più alti dell’Appennino. Arrivati al Giardino della Flora Appenninica, ci avviamo a scoprire l’orto botanico naturale ricco di descrizioni, curato in ogni particolare, l’insieme si rivela come un piccolo gioiello incastonato nella natura. Profumi e percorsi sensoriali ci fanno dimenticare la pioggia, che da alcuni giorni ci accompagna solo nei tragitti in auto, mentre ci “grazia” quando siamo en plein air! Uno sguardo a Prato Gentile, paradiso dello sci di fondo, nel 1997 qui si tennero i Campionati assoluti della disciplina sportiva, e Barbara ne seguì la cronaca in diretta. Torniamo a valle lasciando abeti bianchi e faggi alla volta di Agnone, dove una ricca aspettativa di nuove emozioni ci attende.
La storia della fonderia ad Agnone è antica, e la Pontificia Fonderia di campane Marinelli, con i suoi circa otto secoli di storia, è la prova di un’incessante attività resa al pubblico con un museo e interazione multimediale ricca di descrizioni. Una guida straordinaria, il mastro campanaro Tonino delli Quadri, ci accompagna alla scoperta del misterioso mondo delle campane in bronzo, della delicata lavorazione che realizza questi capolavori il cui suono allieta chiese e cattedrali sparse per il mondo.

Dopo questo interessante excursus nella storia fondiaria, Agnone ci attende con Silvana di Toro, una guida esperta e altra amica di Barbara, che ci racconta lungo il percorso la storia di Agnone, del suo folklore, delle rappresentazioni che tra sacro e profano ritornano nei secoli. “Agnone s’accende facilmente” ci coinvolge così Silvana e le crediamo, visto il rapporto con il fuoco che impera in questa città davvero interessante anche per le seicento volte rappresentanti le famiglie locali. In poco tempo Silvana ci invita a conoscere Agnone grazie alla sua competenza e simpatia.

Claudio ci riporta a Campobasso dove il riposo è ormai ambito e meritato, non prima di aver soddisfatto una curiosità che mi assillava dal giorno in cui ho messo piede nella sua regione. E così mi spiega: “il meme “Il Molise non esiste”, nasce da un progetto di street art ideato dall’artista Alice Pasquini, conosciuta come AliCè, che ha dipinto murales ispirandosi a vecchie fotografie del paese di Civitacampomarano. Il progetto ha avuto successo, e da allora è sede di un festival”.
“Il Molise non esiste” è diventato un grande esempio di come l’arte possa diventare patrimonio di tutti e, soprattutto, riscatto nell’immaginario collettivo. Grazie Claudio!
L’ultimo giorno molisano ci chiede a gran voce di andare alla scoperta della città che è stata il quartier generale del nostro tour: Campobasso.
Una bella camminata e saliamo al centro storico che richiama echi longobardi. Il Castello di Monforte domina la città. Ottima strategia per conoscere, anche se da lontano, i palazzi più importanti. Il panorama è magnifico dalle mura medievali e scendendo troviamo il museo tenuto con cura e attenzione che ci ricorda quanto dei Sanniti siano rimasti inalterati reperti di grande valore storico e culturale. Ritorniamo scendendo la rampa dove campeggia una statua in bronzo di Fred Bongusto, il cantante molisano doc, fino alla Cattedrale della Santissima Trinità, interessante ricostruzione di fine ottocento che ricorda l’ingresso di un tempio greco.
Riprendiamo a viaggiare, meta Vasto per poi fare ritorno alle rispettive località d’origine.
Lungo il percorso realizziamo quanto sia importante la ricchezza d’acqua in questa regione. Piccole cascatelle, fiumi di rilevante importanza, tra i quali il Biferno è interamente molisano, per non tralasciare i monti, che ho poco citato, ma ci hanno accompagnato vigili per tutto il percorso dei nostri giorni. Ci accoglie a Roccavivara, nella valle del fiume Trigno, il Santuario di Santa Maria di Canneto, dove il pulpito di pietra ricorda la scuola dell’Antelami; ma è tutto il complesso che suggerisce armonia e pace alla quale contribuiscono gioiosamente le tre Sorelle francescane della Carità che curano l’ambiente come casa propria.
Poi rientriamo a Vasto e pensiamo a tutta la bellezza che ci ha circondato in questi giorni molisani.
L’indomani si parte davvero, prima però non ci facciamo mancare gli assaggi della cucina abruzzese tra mare e monti, e una passeggiata sul lungomare dove, in modo inaspettato, mi appare un signore scozzese con tanto di kilt, colori e portamento adeguati. Una foto, un sorriso e salutiamo i cugini con un po’ di nostalgia, a Barbara non diciamo più grazie per quanto ha fatto per noi, l’abbracciamo e basta, carichi di sincera gratitudine. Appena rientrata inizio a leggere il suo libro, scritto con Rita Frattolillo, Molise al femminile, biografie e storia. Non riesco a lasciare il Molise!
“Una volta che hai viaggiato, il viaggio non finisce mai, ma si ripete infinite volte negli angoli più silenziosi della mente. La mente non sa separarsi dal viaggio”(Pat Conroy)
* Est! Est!! Est!!!, in latino c’è, è l’esclamazione del coppiere Martino, detto poi di Montefiascone, che a seguito della discesa in Italia dell’imperatore Enrico V segnalò l’alta qualità del vino locale che mantenne da allora il nome del famoso vitigno.
Alma Perego
giornalista freelance iscritta all’ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna