di Enzo C. Delli Quadri
Era il 1994 quando il Cavalier Silvio Berlusconi creò il Polo delle Libertà (PdL), una coalizione elettorale di centro-destra presentatasi con Forza Italia e Lega Nord nell’Italia Settentrionale e la stessa Forza Italia e Alleanza Nazionale al Sud. Il ritornello era: libertà, libertà, libertà, contro i bolscevichi all’italiana.
Era il 2000, quindi alla vigilia delle elezioni del 2001, quando, sempre Berlusconi creò la Casa delle Libertà, come prosecuzione dell’esperienza delle precedenti coalizioni di centrodestra, in cui confluirono tutti senza distinzioni regionali. La Casa delle Libertà fu al governo dell’Italia nel quinquennio 2001-2006. Fu proprio durante questo governo che avvenne un fatto di una eccezionale portata storica: La mattina di martedì 11 settembre 2001, i terroristi di Al Qaida fecero schiantare due aerei Boeing 767 nel complesso, uno contro ciascuna delle torri gemelle, in un attacco terroristico coordinato. Dopo questo evento, Russia e NATO si impegnarono a rafforzare la propria collaborazione su sicurezza e lotta al terrorismo. L’incontro avvenne in Italia, a Pratica di Mare una frazione del Comune di Pomezia, alle porte di Roma, e Berlusconi, in nome delle libertà di tutti i popoli di vivere in sicurezza, si impegnò a fondo a fare da mediatore fra Vladimir Putin, eletto per la prima volta alla presidenza della Russia un anno e mezzo prima, e il presidente americano George W. Bush, forte dei rapporti cordiali che aveva con entrambi. La foto lo immortala tra i due potenti capi di Stato.
Era il 2009 quando Berlusconi mise mano alla sua fantasia e creò il Popolo della libertà (PDL) formato dalla confluenza dei due maggiori partiti del centrodestra, Forza Italia e Alleanza nazionale, e di altri gruppi minori del medesimo schieramento.
Insomma, il nome libertà è stato “abusato” da Berlusconi molto più di gnocca, mona, passera, patata. Dico abusato perché non si può che restare basiti, meravigliati, sorpresi, stupiti di fronte alla notizia che alla manifestazione dell’altro ieri, in piazza Santa Croce a Firenze, in sostegno di Kiev e contro l’aggressione di Vladimir Putin, Forza Italia non ci fosse. C’era in video-collegamento il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj, ma Berlusconi ha pensato bene di non inviare alcuno dei suoi, in suo nome. Di più. Dacché è iniziata la guerra, si è chiuso in un mutismo strabiliante: non è stato ancora capace di pronunciare il cognome dell’amico moscovita, l’amico del famoso lettone, l’amico cui ha dedicato canzoni e per il quale ha organizzato festini e festone. Tace Berlusconi. Ha perso per strada la parola libertà, non ne conosce il significato, forse non lo ha mai conosciuto nella sua essenza.
Perché ora è chiaro a tutti, anche ai filosofi del Putin ha sbagliato MA la Nato doveva andarci piano, che alla base della guerra scatenata da Putin c’è una sola e unica verità: il terrore che l’anelito di libertà che ha pervaso tutte le ex repubbliche sovietiche (ultime nell’ordine, Georgia, Ucraina, Bielorussia) potesse far tremare le fondamenta del Cremlino e della Cricca Oligarghica che vi si è insediata in nome di un imperialismo farlocco. Nel tacere, Berlusconi commette il grave e imperdonabile peccato di diventare complice di chi vuole sotterrare la libertà dei popoli, libertà cui diceva di tenere tanto.