Inquinamento ambientale in località Capoiaccio di Cercemaggiore: già attivate le procedure che coinvolgono il Dipartimento nazionale di Protezione Civile, la Prefettura di Campobasso e l’Ispra.
Alla luce del confronto avvenuto ieri pomeriggio presso la sede del Ministero dell’Ambiente relativamente alle note vicende che riguardano l’area di Capoiaccio, in agro di Cercemaggiore, ho già inteso interessare, fin da questa mattina, il Capo Dipartimento della Protezione Civile, S.E. il Prefetto Franco Gabrielli, l’Ufficio territoriale di Governo di Campobasso e l’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.
Come si ricorderà il Dipartimento di Protezione Civile era già stato interessato, nel novembre scorso, della necessità di controlli e interventi approfonditi nell’area in questione; sette mesi fa non eravamo però ancora a conoscenza di quello che il territorio circostante l’area dove insistevano i giacimenti estrattivi della Montedison avrebbe evidenziato, e cioè livelli di radioattività anomali e superiori fino a 10 volte il valore del fondo naturale del terreno e tracce di benzene e diclorometano fuori norma rispetto ai parametri definiti nel Testo Unico Ambientale.
Alla luce dei risultati dei monitoraggi effettuati nel periodo compreso fra i mesi di gennaio e giugno dall’Arpa Molise, si impone l’individuazione immediata del percorso istituzionale utile alla messa in sicurezza dell’area in questione e alla esaustiva conoscenza delle motivazioni di tali risultanze d’indagine, ferma restando la contestuale ricerca delle responsabilità eventualmente addebitabili.
La normativa affida alla Protezione Civile e all’Ispra la competenza su situazioni che evidenzino tali parametri e tali allarmi; entrambi gli organismi, con il coinvolgimento diretto della Prefettura di Campobasso che è stata costantemente informata degli sviluppi del monitoraggio ambientale, dovranno intervenire per la completa risoluzione della vicenda.
L’obiettivo principale resta sempre identico: scoprire come mai i terreni – che anche in passato sono stati oggetto di analisi dettagliate e controlli sulla radioattività ma senza evidenziare alcun dato sensibile – oggi raccontino un’altra verità.
Scoprire cosa è accaduto dagli anni Sessanta al 1989 (anno in cui i pozzi furono chiusi), sapere cosa sarebbe stato re-immesso negli stessi e procedere ad una immediata bonifica dell’area: questi gli obiettivi prioritari della richiesta di supporto inoltrata questa mattina all’attenzione del Prefetto Franco Gabrielli, del Prefetto Di Menna e del dottor De Bernardinis che, in qualità di Autorità preposte, hanno competenza sul caso di specie.
Dalla verifica dell’importante materiale raccolto in questi mesi, abbiamo appreso – a seguito delle dichiarazioni rese da alcuni dipendenti dell’impianto – anche di possibili sversamenti non autorizzati provenienti da non meglio identificati impianti dell’area industriale del Mugello e di Porto Marghera.
«Per fugare ogni dubbio, ogni sospetto abbiamo tutti il dovere di intervenire immediatamente, ognuno per le proprie responsabilità, attivando ogni percorso utile sia alla reale comprensione della vicenda sia alla messa in sicurezza dell’area qualora nuove indagini confermino gli esiti degli accertamenti già compiuti» dichiara il consigliere regionale Salvatore Ciocca.