Intascavano impropriamente i soldi destinati ai Centri di accoglienza dei migranti senza garantire cibo sufficiente e assistenza; in alcuni casi percepivano anche quelli di persone non più presenti da tempo sul territorio italiano. Questa mattina 8 persone sono state raggiunte da un’ordinanza di applicazione di misure cautelari a conclusione di un’indagine della questura di Frosinone insieme alla guardia di Finanza di Cassino.
Le indagini hanno consentito di ricostruire molti illeciti commessi da un gruppo criminale che gestiva diverse cooperative attive nel settore del sistema dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) di cittadini stranieri, tra le province di Frosinone e Caserta.
Tre persone sono finite agli arresti domiciliari e altre 5 sono state colpite dal divieto di esercitare attività imprenditoriale.
I controlli svolti presso le strutture di accoglienza hanno confermato le irregolarità riscontrate: i cittadini stranieri vivevano in locali angusti, sporchi, fatiscenti ed in pessime condizioni igieniche, le camere erano sovraffollate oltre il limite consentito. I migranti, inoltre, non erano assistiti da un numero sufficiente di operatori e non usufruivano correttamente dei servizi di assistenza sanitaria, sostegno psicologico, mediazione linguistica e culturale.
Gli indagati dichiaravano falsamente alle prefetture competenti che i servizi in favore degli ospiti erano correttamente garantiti, riuscendo in parte a percepire i rimborsi previsti.
In alcuni casi, per percepire la quota giornaliera, le cooperative certificavano la presenza di numerosi cittadini stranieri che in realtà si erano allontanati dalle strutture già da diverso tempo, recandosi anche in altri Stati.
Come accertato dalle indagini della Guardia di finanza, i profitti ricavati delle condotte illecite degli indagati venivano trasferiti mediante operazioni di riciclaggio mascherate dall’utilizzo ed emissione di fatture, per operazioni inesistenti.
Nel corso dell’operazione di oggi, denominata “Pecunia no limes”, sono stati sequestrati conti correnti bancari e immobili per un valore di oltre un milione di euro.
Gli indagati devono rispondere dei reati di truffa ai danni dello Stato, frode in pubbliche forniture, autoriciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.