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  • La spending review vale più di una vita

    Salvare una vita o rispettare la prassi burocratica? In altri tempi, forse, non ci sarebbe neppure stato bisogno di porsi il dilemma, ma in epoca di spending review e di conti della sanità da far quadrare a tutti i costi può accadere che un arzillo vecchietto vicino ai 101 anni sia costretto, per evitare la cosiddetta «mobilità passiva», da parte di uno zelante addetto del 118 della Asl Lanciano-Vasto-Chieti, a rinunciare all’ambulanza che, con solo personale infermieristico, stava accorrendo da Castiglione Messer Marino a Taverna, piccola frazione di Schiavi d’Abruzzo al confine con il Molise. Qui vive A.C., classe 1913, con la badante: venerdì ha accusato un malore e subito si è messa in moto la macchina dei soccorsi, che nell’Alto Vastese è sempre particolarmente difficoltosa, per la natura delle strade e per la lontananza (oltre 60 chilometri) dall’ospedale più vicino, il «S. Pio» di Vasto. Ma il nipote dell’anziano, accorso in casa del nonno grazie all’allarme lanciato dalla badante, richiama i sanitari del 118 e chiede che l’ambulanza che sta arrivando possa trasportare il paziente al più vicino ospedale «San Francesco Caracciolo» di Agnone, che dista poco più di 20 chilometri dalla piccola frazione. La risposta è gelida e senz’appello: «Impossibile, si tratta di un’altra regione». A questo punto, all’esterrefatto nipote non rimane che caricare l’anziano nonno sulla propria auto, insieme alla badante, e correre nel nosocomio molisano: per fortuna, il trasporto, seppur difficoltoso, non compromette le condizioni di salute dell’anziano che in ospedale viene ricoverato e si riprende, nonostante la veneranda età (in realtà l’anziano è poi deceduto in serata, ma al momento di andare in stampa il collega de Il Tempo non era informato, ndr) . «Una vicenda incredibile – ha commentato il nipote al termine dell’avventura – che non è purtroppo nuova per questo territorio: già il non avere un medico a bordo di un’ambulanza, che dovrebbe coprire il servizio di emergenza di un’ampia porzione di popolazione, è una tragica abitudine per chi vive quotidianamente i tanti disagi di una zona di montagna; oggi posso dire che ho vissuto in prima persona una storia di emergenza vestita di normalità». Tutto è bene quel che finisce bene, sicuramente, ma l’Alto Vastese non è nuovo ad avvenimenti di questo genere, che evidenziano lo stato di abbandono di un territorio sì difficile e con scarsa popolazione, ma privo di molti presidi di sicurezza che migliorerebbero la qualità della vita ed arginerebbero l’inesorabile spopolamento di centri storici e campagne un tempo floridi e apprezzatissimi. Nelle settimane scorse è stato Giuliano Petta, il vicesindaco di Castiglione Messer Marino, che comunque, essendo il Comune più grande della zona è la sede di tutti i principali servizi di emergenza e di assistenza, a mettere in evidenza l’incuria della politica tutta nei confronti dell’Alto Vastese, lanciando l’idea di individuare un candidato unico da far eleggere in Consiglio regionale e farlo diventare la voce del territorio: tentativo generoso, ma naufragato nel mare degli interessi di tutti i partiti politici, i cui «capi» hanno messo sull’attenti tutti i referenti di zona.

    Antonello Antonelli

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