“Rendo omaggio alla tua pietà solidamente stabilita come su una roccia
incrollabile e lodo e ringrazio il Signore che mi ha concesso di vedere il tuo volto di bontà. Possa io averne giovamento in Dio. Ti scongiuro, per la grazia di cui sei rivestito, di continuare il tuo cammino e di esortare tutti perché si salvino. Fa sentire la tua presenza in ogni settore, tanto in quello che riguarda il bene dei corpi, come in quello dello spirito. Abbi pazienza e carità con tutti, come già fai”.
Con queste parole di Sant’Ignazio di Antiochia rivolte a Policarpo ho chiuso la lettera che ho consegnato al Santo Padre Francesco, nel pomeriggio di martedì scorso, dopo l’ora di colloquio nel palazzo di santa Marta che, nonostante la stanchezza di una giornata faticosa, ha voluto regalarmi. Mi ha ascoltato. Io gli ho raccontato dell’impegno della Caritas diocesana più piccola della Chiesa italiana, che opera in un territorio montuoso e in continuo spopolamento. Gli ho donato alcuni frutti di questa terra che amiamo (dai dolci tipici di Trivento, i “ceppelliate”, le “miccole” di Capracotta, al miele della solidarietà, prodotto dalla Caritas triventina per sostenere i disoccupati) e per la quale, cocciutamente, ci impegniamo e lottiamo perché torni a fiorire nei suoi campi e nei paesi.
Prima di chiedere al Santo Padre la benedizione gli ho chiesto una preghiera per le operaie e gli operai della GAM che solo qualche giorno fa si sono rivolte a noi, Caritas nazionale e diocesana, chiedendo di aggiungere la nostra voce alla loro e di rafforzare la richiesta di una soluzione che valga ad assicurare loro un futuro, visto che dal prossimo 4 novembre vedranno interrotta definitivamente l’erogazione del sussidio e diventeranno ufficialmente disoccupati.
Il Santo Padre mi ha domandato: “Avete come aiutarli?”, la mia risposta è stata: “Santo Padre sono 273 famiglie e chiedono prima di tutto con forza il diritto al lavoro. Ma faremo quello che sarà possibile per stare loro vicini”. Il Papa si è alzato ed è uscito fuori dalla piccola stanza dove eravamo. È tornato dopo pochi minuti e dietro di Lui è entrato il suo giovane segretario che gli ha passato una busta che Egli ha messo nelle mie mani. Io ho intuito subito che si trattava di un’offerta e debbo perciò essergli sembrato imbarazzato, perché,con grande semplicità, mi ha incoraggiato, esortandomi: “prenda, prenda”. Quando sono uscito in macchina ho aperto la busta e ho scoperto che il Santo Padre aveva voluto donare a quegli operai in difficoltà di cui gli avevo appena
parlato, diecimila euro. Nel colloquio mi ero permesso di presentargli il libro “Come in cielo, così in terra” e Lui con questo gesto ha voluto dimostrarci come questa frase sia piena di verità, ricordandoci ancora una volta che Gesù ci ha insegnato a unire il cielo alla terra e la terra al cielo. La contemplazione e la lotta, la preghiera alla concretezza della vita.
Mi sono tornate in mente la Sue parole del 1 maggio di quest’anno:
«Preghiamo per tutti i lavoratori, perché a nessuna persona manchi il lavoro e tutti siano giustamente pagati, possano godere della dignità del lavoro e della bellezza del riposo».
Con il nostro Vescovo mons. Claudio Palumbo, abbiamo deciso di utilizzare il dono del Papa per acquistare materiale didattico per i figli dei lavoratori della GAM perché siamo convinti che la cultura, l’istruzione, la formazione dei giovani, che nei periodi difficili sono sempre le prime cose cui si è costretti a rinunciare, debbono invece essere difese perché rappresentano l’unica arma di pace che i più bisognosi posseggono per migliorare le loro condizioni, per crescere come persone, per aiutare lo sviluppo del territorio e dunque il bene di tutti. Grazie Santo Padre Francesco, mio “dolce Cristo in terra”.
Don Alberto Conti
Direttore Caritas Trivento