Due le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del Tribunale di Lanciano ed eseguite dalla compagnia carabinieri di Atessa, al comando del capitano Alfonso Venturi, al termine di un’indagine coordinata dalla Procura di Lanciano contro il “caporalato”. L’operazione è scattata su una vasta area coltivata nei comuni di Fossacesia e Mozzagrogna e ha visto l’impiego di oltre venti carabinieri, tra cui personale del Nucleo carabinieri Ispettorato del Lavoro di Chieti, del 5° Nucleo elicotteri carabinieri di Pescara e con l’ausilio dell’Ispettorato del Lavoro di Chieti.
Le due misure restrittive sono state eseguite nei confronti di un cittadino bulgaro, 39 anni, attualmente detenuto presso il carcere di Vasto e di un imprenditore agricolo di Mozzagrogna (CH), 61 anni, attualmente agli arresti domiciliari. Entrambi sono ritenuti responsabili in concorso tra loro, a vario titolo – in qualità di caporale e di datore di lavoro, del reato previsto dall’art. 603 bis del c.p ovvero di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, ma anche di numerosi reati in materia di sicurezza negli ambienti di lavoro.
Le indagini, condotte dal Nucleo Operativo e Radiomobile di Atessa iniziate nel mese di settembre 2021, con servizi di osservazione e pedinamento, hanno consentito di mettere in luce una situazione di sfruttamento lavorativo nei confronti di almeno undici cittadini di nazionalità bulgara tra cui diverse donne, con condotte delittuose poste in essere dai destinatari delle misure, consistenti nel reclutamento, nell’utilizzo e nell’impiego dei lavoratori stranieri tutti sprovvisti di un regolare contratto di lavoro, allo scopo di destinarli al lavoro agricolo in condizioni di sfruttamento e ai quali era versata una retribuzione palesemente difforme dai contratti collettivi regionali e nazionali.
Era il 39enne bulgaro che approfittando dello stato di bisogno e della situazione di vulnerabilità delle vittime, a reclutare i lavoratori da impiegare sui campi, tutti suoi connazionali, perlopiù provenienti da un piccolo paese nel nord della Bulgaria al confine con la Romania. Gli stranieri giungevano in Italia via mare dalla Grecia fino alle frontiere marittime di Brindisi o Bari per poi proseguire in autobus fino a San Severo dove venivano prelevati dal loro connazionale che li trasportava fino a Fossacesia. Qui, in un locale di proprietà dell’imprenditore agricolo, fatiscente e con gravi carenze igienico – sanitarie, erano fatte alloggiare fino a undici persone che come successivamente accertato erano tutte sprovviste di vaccinazione contro il Covid-19.
Fondamentale la tempestività dell’Autorità giudiziaria di Lanciano nell’emettere la misura restrittiva, condizione che ha permesso al personale del Nucleo Operativo della Compagnia carabinieri di Atessa che monitorava giornalmente i movimenti del 39enne bulgaro, di arrestarlo all’altezza di San Severo prima che lo stesso già in possesso di un biglietto per la Grecia si imbarcasse dal porto di Brindisi.