(ANSA) – CAMPOBASSO, 25 GIU – Sette mesi dopo l’assassinio in Kenya della dottoressa Rita Fossaceca, due persone sono sotto processo in Africa per il delitto e i famigliari della donna saranno chiamati a testimoniare in videoconferenza. Sulla vicenda intanto anche la Procura di Roma ha aperto un fascicolo. Rita Fossaceca, medico di Trivento (Campobasso), fu uccisa il 28 novembre 2015 da un commando di rapinatori nel piccolo villaggio di Watamu, del distretto di Malindi, a nord di Mombasa. In Africa per conto della ‘For Life Onlus’, associazione umanitaria internazionale, era tornata nell’orfanotrofio da lei creato per realizzare il suo sogno: aiutare i bambini poveri. I famigliari di Rita hanno ora appreso dell’esistenza di un processo penale contro due persone, arrestate e poi rilasciate su cauzione dall’autorità giudiziaria del loro Paese. Uno di loro, ritenuto il basista, lavorava come aiuto giardiniere-cuoco nell’abitazione dove soggiornavano i volontari. Secondo una prima ricostruzione, Rita è stata uccisa da un colpo di pistola mentre cercava di proteggere la madre, assalita con un machete. Anche la Procura di Roma, in seguito alle denunce dei genitori di Rita, dello zio sacerdote, don Luigi Di Lella, e di due infermiere volontarie dell’ospedale di Novara che hanno assistito al massacro, ha aperto un fascicolo penale disponendo una rogatoria internazionale. Le indagini sono assegnate al pubblico ministero Sergio Colaiocco, lo stesso che si sta occupando del caso di Giulio Regeni. “Pende dunque a Malindi un processo sull’omicidio di Rita – spiegano gli avvocati Giulia Lozzi e Pietro Pomanti, legali della famiglia Fossaceca che si stanno occupando del caso – omicidio commesso durante la rapina, e sulle gravi lesioni riportate dalle persone che si trovavano con la vittima. Un processo (la prossima udienza è fissata per lunedì 27) che potrebbe portare alla condanna alla pena di morte per gli imputati. Ora è importante che non vengano spenti i riflettori sulla morte di Rita perché, mentre la procura di Roma ha aperto un fascicolo, dal Tribunale di Malindi non arrivano notizie ufficiali”. Quello che è certo è che il racconto dei genitori di Rita, dello zio e delle due infermiere verrà acquisito dal Tribunale africano in un luogo ancora da definire mediante una videoconferenza: le testimonianze verranno rese molto probabilmente alla Farnesina, in collegamento con il Kenya, e saranno utili a far emergere la verità nel processo in corso a Malindi. Dopo aver assistito al massacro di Rita i famigliari, pestati a sangue durante l’agguato, hanno subìto un fortissimo choc emotivo e hanno il terrore di tornare in Kenya. Senza gli atti giudiziari del processo in Africa, la Procura di Roma non può effettuare alcuna ulteriore valutazione. “Attraverso i nostri contatti in Kenya – spiegano gli avvocati – abbiamo incaricato un legale a Malindi nel tentativo di entrare in possesso di carte utili a comprendere le ragioni che hanno portato all’uccisione della dottoressa Fossaceca. Sono trascorsi sette mesi dalla sua morte, ma alla famiglia è stato negato il diritto di sapere perché è stata massacrata Rita. Il dignitoso silenzio di dolore della famiglia non può far dimenticare la barbarie sofferta dalla nostra connazionale, in Africa per svolgere attività di volontariato, e non può declassare l’uccisione di Rita a una morte di seconda serie. Per una strana coincidenza – concludono – il giorno dopo il massacro di Rita il Papa si trovava in Africa durante uno dei suoi viaggi, impegnato a ristabilire i rapporti in quelle zone di guerra e sfruttamento. Proprio quella gente alla quale Rita ha teso la mano vaccinando bambini, creando scuole, orfanotrofi e infermerie, l’ha uccisa portandole via pochi spiccioli”.
Medico di Trivento uccisa in Kenya, in due sotto processo
Sostieni la stampa libera, anche con 1 euro.