Torna la Ndocciata, dopo anni di stop dovuti ad eventi luttuosi che hanno travolto la città di Agnone e la maledetta pandemia che ha scombinato la vita e i piani di tutti. Ma siamo sicuri che torni? Forse, è l’unica cosa che si può dire al momento, perché l’organizzazione e la possibilità di realizzare il più grande rito del fuoco non è stata ancora autorizzata dalle famose autorità competenti. A pigiare il piede sul freno, spegnendo facili e comprensibili entusiasmi, è lo stesso Comune di Agnone.
In una comunicazione istituzionale, fatta però sui social, l’ente agnonese precisa: «In merito alle notizie e ai post apparsi sulla Ndocciata 2021, si comunica che, al momento, la realizzazione della manifestazione non è ancora confermata». Più chiaro di così. Certo i costruttori e portatori di Ndocce si sono già messi all’opera, sperando che arrivi il parere favorevole di chi ha il compito di vagliare se un evento turistico di tali dimensioni possa essere compatibile con il perdurare dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia.
«Il parere definitivo – aggiungono dagli uffici del Municipio di Agnone – spetta al Comitato provinciale di ordine e sicurezza pubblica che si riunirà a breve». Seguiranno, dunque, comunicazioni ufficiali solo dopo l’acquisizione del parere del comitato tecnico. Certo la manifestazione si svolge totalmente all’aperto, ma all’enorme massa di turisti e visitatori che viene attratta dal celebre rito del fuoco andrà poi a riversarsi sui locali pubblici, quindi al chiuso. Questa probabilmente la preoccupazione di chi dovrà dare il nulla osta all’evento cultura e turistico.
E si vocifera, nei palazzi del potere, di numero chiuso, di contingentamento degli accessi e addirittura di una versione ridotta dell’evento, in modo tale da rientrare nei paletti stringenti delle normative anti contagio. Gli agnonesi e la città di Agnone, mentre portano avanti i preparativi per le Ndocce, incrociano le dita perché intuibilmente si tratta di un evento che darebbe una grossa boccata d’ossigeno alla economia depressa dell’intera zona.
Caterina d’Alba