Io dico NO al latte in polvere nei formaggi perché non farei un prodotto eticamente buono. Significherebbe polverizzare me stessa, le mie radici, il mio territorio.
E’ il monito lanciato per lo Sloow Food da Serena Di Nucci (in foto), erede dell’antica tradizione casearia altomolisana. Il suo appello è stato ripreso dall’huffingtonpost.it.
Qualcuno si è messo a tavolino e ha deciso che dobbiamo sparire tutti – scrive Serena Di Nucci -. Come è possibile che i cittadini non capiscano che ci stanno proponendo di portare sulle nostre tavole la morte del nostro territorio? Purtroppo non riesco a non immaginare un orizzonte macabro. Le 15 aziende che ci danno il latte morirebbero, i miei 15 dipendenti rimarrebbero senza lavoro. Stiamo parlando di 30 famiglie in un territorio come il Molise.
Sono casara da 11 generazioni, vivo ad Agnone, nel cuore dell’Appennino molisano, e ho 26 anni. Di padre in figlio, nella mia famiglia, non è mai mancato l’amore per la lavorazione delle paste filate a latte crudo: caciocavallo e stracciata, soprattutto.
Dalle mie vene non esce sangue ma latte. Ecco perché non ci ho mai pensato più di tanto e ho deciso di portare avanti questa tradizione. Da qui gli studi in Economia aziendale e poi il grandissimo sogno di frequentare l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Mi sono laureata il 10 marzo scorso e due giorni dopo ero già in caseificio, ma ci sono tornata con occhi molto diversi. Gli studi ti danno una prospettiva molto originale, anche nella continuità di una tradizione.
Sono in azienda 12 ore al giorno ed è già una conquista non star qui giorno e notte. Nel tempo libero mi godo il paesaggio, solitudine compresa, e frequento i giovani che come me hanno deciso di tornare quassù, investendo nelle attività di famiglia per dare un’opportunità di riscatto a queste montagne. Se siamo ancora qui è perché con il nostro lavoro lottiamo ogni giorno contro lo spopolamento di un territorio, che politiche miopi hanno fatto diventare marginale.
Nel nostro caseificio usiamo latte crudo, tecniche e ricette che risalgono al 1600. E facciamo anche accoglienza e formazione, a partire dai più piccoli. Quasi ogni giorno ospitiamo scolaresche. Da Slow Food ho imparato che se vogliamo lottare contro decisioni che rischiano di annientarci, come quella del latte in polvere, dobbiamo partire dai consumatori di domani mostrando loro come teniamo le vacche, l’alimentazione, raccontando della transumanza e facendo vedere come si fa il formaggio… cioè con il latte!
Mi occupo anche di associazionismo e al prossimo Cheese – a Bra (Cn) dal 18 al 21 settembre, lancerò un’associazione tutta al femminile. Non si tratta di mettere le donne contro gli uomini, ma semplicemente di evidenziare il punto di vista femminile, complementare rispetto a quello maschile. In azienda le ho sempre viste lavorare, nella mia famiglia sono loro le vere artefici della tradizione. Del resto la tutela del consumatore è donna, se pensiamo alle mamme quando nutrono i bambini, e il latte è un alimento ancestrale per l’essere femminile. Sono convinta che lo status dei formaggi, un alimento dato per scontato e molto bistrattato, è cambiato in questi anni anche grazie alla nostra sensibilità. Il latte in polvere sarebbe l’ennesima scure che ci cade addosso.
Serena di Nucci ha deciso di sostenere la petizione “Il formaggio si fa con il latte! No all’uso del latte in polvere” , lanciata da Slow Food su Change.org, e se sei d’accordo con la campagna, clicca QUI e firma la petizione.