Si torna a parlare di nuovo ospedale di Agnone, ma solo per accantonare la definitiva idea progettuale che a fine anni ’80 avrebbe voluto la costruzione della mastodontica opera interregionale la quale avrebbe dovuto servire un bacino di utenza di oltre 30mila abitanti a cavallo tra Molise e Abruzzo. In un provvedimento a firma dell’Asrem viene prevista la realizzazione di una recinzione per la messa in sicurezza della struttura in località Castelnuovo costata oltre dieci miliardi delle vecchie lire. I lavori, per un importo di 41.585,53 (Iva compresa), affidati ad una ditta del posto che fa capo all’imprenditore Giuseppe Marcovecchio.
“L’installazione della recinzione – si legge nel provvedimento – al fine di evitare possibili accessi ai non addetti, dal momento che i lavori risultano sospesi”. Più volte in passato la struttura ha richiamato l’attenzione dei media nazionali che con servizi e reportage sul posto, hanno denunciato l’incompiuta e lo sperpero di denaro pubblico. Alla luce dell’attuale situazione, le contestazioni mosse dai cronisti sono rimaste fine a sé stessi. Ad oggi il nuovo ospedale di Agnone rappresenta l’ennesima cattedrale nel deserto, sinonimo di un’Italia malata in fatto di opere pubbliche. Il tutto accade mentre inesorabile continua lo smantellamento del vecchio presidio ospedaliero, il San Francesco Caracciolo sempre più destinatario di tagli e chiusure che stanno mettendo a dura prova la pazienza dei residenti di alto Molise- Sangro e Vastese che un tempo, non troppo lontano, facevano affidamento sulle prestazioni offerte dal nosocomio, punta di diamante regionale della sanità pubblica.