«Finito il sopralluogo: nessun dubbio, si tratta di orso quasi sicuramente accompagnato da cuccioli».
Sono le parole di Dario Rapino, fotografo naturalista e componente dell’associazione “Salviamo l’Orso” che è stato contattato da un apicoltore della zona dell’Alto Sangro-Aventino per quello che è parso essere la razzia di un orso nell’apiario. Rapino si è recato sul posto per verificare che si sia trattato effettivamente di un orso. E in seguito al sopralluogo pare non ci siano dubbi: le api sono state attaccate proprio da un orso, anzi da più orsi perché pare si tratti di una mamma con i piccoli.
«Peli ed impronte ovunque. – spiega Rapino – Ha divelto parte della recinzione esterna dopo aver attraversato il bosco ed ha fatto fuori tutte le arnie. Poi ha abbattuto un’altra piccola recinzione e si è diretto al pollaio, cercando di scardinare la porta che per fortuna ha resistito. Neppure i due pastori abruzzesi lo hanno dissuaso, anzi uno è rimasto anche azzoppato per lo scontro. Non è la prima visita che fa qui. Ora ho piazzato la fototrappola e vediamo cosa accade se torna. Gli orsi tengono una mappatura accurata delle fonti di cibo di facile accesso, è probabile che se non trova di meglio altrove verrà di nuovo».
Si tratta di una zona dell’Alto Aventino-Sangro, ha spiegato in un video su Facebook lo stesso Rapino, dunque fuori dal Parco nazionale d’Abruzzo e Molise. La presenza accertata e prolungata del plantigrado nella zona farebbe scattare il protocollo di protezione previsto per questo animale particolarmente protetto.
L’apicoltore invece, “specie” molto meno protetta dalle istituzioni, dovrà arrangiarsi da solo o con l’aiuto dei volontari dell’associazione di Rapino per l’acquisto e la posa in opera di un recinto elettrificato per tenere al sicuro i suoi alveari.
Francesco Bottone