Passare «dall’elemosina alla condivisione» per combattere e tentare di arrestare lo spopolamento. Ne è convinto don Alberto Conti, parroco e direttore della Caritas di Trivento, che nei giorni scorsi, in occasione della presentazione dei dati sulla strage demografica in Alto Molise, è tornato ad alzare la voce in difesa dell’ospedale di Agnone.
«La sanità rappresenta uno dei maggiori problemi delle zone interne. – ha esordito il sacerdote – Passare dall’elemosina alla condivisione significa, ad esempio, fare in modo che l’ospedale “San Francesco Caracciolo” di Agnone, che oggi è aperto e funzionante solo con qualche ambulatorio, e questa sì che è elemosina, possa riprendere la sua funzione di presidio ospedaliero per curare realmente le persone che vivono nei centri montani dell’Abruzzo e del Molise. Un ospedale funzionante serve anche a far sentire in sicurezza chi ha bisogno di essere curato. Questa sarebbe condivisione, non l’elemosina che si registra oggi».
E passando ad altro tema scottante per l’Alto Molise e le zone interne più in generale, il sacerdote ha toccato il tasto dolente della viabilità dissestata. «Allo stesso modo è elemosina mettere un po’ di asfalto su qualche buca delle nostre strade mentre la condivisione significa fare in modo che le arterie viarie siano percorribili e soprattutto sicure. In questo periodo dell’anno, ad esempio, sarebbe utile avere almeno la segnaletica orizzontale, perché con la nebbia si viaggia alla cieca». Parole forti, di denuncia, quelle del parroco di Castelguidone, che cadranno nel vuoto, come voce di chi grida nel deserto, come già avvenuto in passato. L’ospedale, nonostante le pompose dichiarazioni di presidio di area disagiata, morirà per sfinimento, per mancanza di personale e di prestazioni erogate. E le strade, come il ponte sul Sente chiuso al traffico da oltre tre anni, resteranno il simbolo tangibile dell’abbandono dell’Alto Molise da parte delle istituzioni molisane.