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    Piccoli Comuni, la battaglia per avere più fondi.

    Anche i centri del Chietino aderiscono alla protesta contro i tagli del governo Renzi.
    Si è tenuta nei giorni scorsi, presso la sala di Convensazione del Palazzo Comunale di Lanciano, l’Assemblea dei Sindaci dei 104 Comuni della provincia di Chieti.
    Molti i sindaci presenti a cui il Presidente Mario Pupillo ha indirizzato una lettera di ringraziamento dove si legge “ho apprezzato sinceramente la Vostra partecipazione nonostante i disagi per lo slittamento dell’orario e la scelta di dirottare la seduta a Lanciano. Vi sono grato, colleghi, perché siete stati indispensabili ai fini della validità della seduta e del voto espresso in modo trasversale su ordini del giorno particolari, sviluppati attorno ai servizi resi alla nostra collettività e tutti ugualmente vulnerabili in questa fase di svolta per le autonomie locali. La solidarietà interistituzionale che si è espressa nell’organo assembleare ha messo in rilievo come le funzioni per i cittadini non sono classificabili secondo un ordine di priorità assoluto, ma solo rispettando i livelli di qualità dei servizi, che siano le province o i piccoli comuni o le città capoluogo, che l’intero sistema pubblico potrà sostenere di non aver fallito”.

    L’Assemblea dei Sindaci ha deliberato all’unanimità la proposta dell’ANPCI, l’Associazione nazionale dei Piccoli Comuni Italiani, oltre ad essersi attivata nei giorni scorsi per sensibilizzare gli amministratori locali a partecipare alla manifestazione nazionale che si sta svolgendo a Roma davanti alla Camera dei Deputati, ovvero di chiedere al Governo una serie di misure ad hoc, tra cui il blocco dei tagli ai comuni sotto i 5000 abitanti e il ripristino dei trasferimenti erogati prima del 2011; l’eliminazione del Patto di Stabilità a partire dall’anno 2016; in subordine per i Comuni virtuosi, con decorrenza 2016, possibilità di utilizzo dell’avanzo di bilancio per la messa in sicurezza del territorio, delle scuole da realizzare e di quelle esistenti offrendo possibilità di lavoro alle imprese operanti nel proprio territorio; l’abolizione dell’associazionismo obbligatorio delle funzioni, visti i maggiori costi generati dalla sua vincolante e indiscriminata applicazione (come ultimamente relazionato anche dal Presidente Squitieri della Corte dei Conti) e libero associazionismo nel rispetto dei costi standard, consentendo ai Sindaci di scegliere ciò che è più vantaggioso per l’esercizio delle funzioni stesse; il mantenimento dell’affidamento diretto per acquisto di beni e servizi per importi fino a 40.000,00 euro e per lavori fino a 207.000,00 euro; di dare mandato al Presidente a promuovere tutte le iniziative necessarie volte a sostenere le richieste sopra esposte per la sopravvivenza delle comunità di minore dimensione demografica, sentinelle del territorio e per garantire il mantenimento, da parte dei Comuni, dei servizi essenziali ai propri cittadini.

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