«I politici dichiarano la morte del viadotto Sente Longo». L’accusa, diretta e circostanziata, arriva dal portavoce del comitato civico molisano e abruzzese che si batte per la riapertura al traffico del ponte tra Belmonte del Sannio e Castiglione Messer Marino. L’imponente struttura viaria è chiusa da ormai cinque anni per via di un «imminente rischio crollo», così nero su bianco sugli atti della Provincia pentra, che per fortuna non si è mai concretizzato.
Giorgio Iacapraro, già comandante della Polizia municipale di Agnone, torna a sollecitare i politici che sembrano i veri colpevoli della perdurante chiusura del viadotto. Secondo Anas, che dovrebbe prendere in carico la struttura, servono oltre quaranta milioni di euro per la messa in sicurezza dell’intera struttura. Soldi che non ci sono, al momento, o meglio non si trovano, perché evidentemente il ponte tra i più alti d’Europa, gioiello dell’ingegneria, non è considerato strategico dalla classe politica, nonostante colleghi due aree interne, quelle a chiacchiere tutelate dal Pnrr, di due regioni diverse. Il presidente Toma e i suoi assessori, compresi quelli alto molisani, non hanno mai aperto bocca sulla vicenda ponte Sente, come se non fosse affar loro.
Dalla Regione Abruzzo stesso atteggiamento di noncuranza e la “patata bollente” del viadotto Longo è rimasta nelle mani del presidente della Provincia di Isernia, Alfredo Ricci. Questi, pur se armato di buona volontà, si trova a competere con attori di peso quali il Ministero delle Infrastrutture e la stessa Anas. Accordi firmati, protocolli siglati presso la sede del Ministero, progetti preliminari inviati all’Ispettorato opere pubbliche di Napoli, ma a distanza di quasi cinque anni dalla sua inopinata chiusura il viadotto resta chiuso al traffico.
«Se il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, parlando con il ministro Salvini, non discute della situazione del ponte Sente, – commenta il portavoce del comitato civico, Giorgio Iacapraro – allora mettiamo due croci per sbarrare il viadotto, con la scritta “vivo e vegeto, ma dichiarato defunto”. Mi sento, a questo punto, di invitare le famiglie rimaste in Alto Molise, al di qua del viadotto, a preparare le valigie e a spostarsi sulla costa, per esempio a Pescara. Costituiremo lì il comitato di “ex agnonesi”, al servizio dei pescaresi. – continua polemicamente Iacapraro – Lì a Pescara i servizi sono ottimi e non serve neppure l’auto per spostarsi; tanti i mezzi pubblici, anche il tram che non inquina. Poi, c’è il mare, che fa sicuramente bene a noi montanari».
Sarcastico, dunque, Iacapraro, a commento dell’ennesima occasione sprecata dai politici e amministratori rispetto alla ricerca di soluzioni per il ponte Sente. Solo nei giorni scorsi, infatti, il governatore d’Abruzzo, il già senatore Marco Marsilio, ha incontrato il ministro Salvini a Roma, presso il ministero, con un codazzo di funzionari dell’Anas. Neanche una parola, nemmeno per sbaglio, è stata spesa per la “vertenza” del viadotto tra l’Alto Molise e l’Alto Vastese, ad ulteriore dimostrazione che quel ponte è davvero l’ultimo dei problemi per la classe politica delle due Regioni.
«Per evitare il peggio, – riprende Iacapraro tornando serio – sarebbe opportuna, ora più che mai, una macroregione. Ora chiediamoci se votare, – aggiunge il portavoce del comitato civico – visto che la maggioranza democratica affermatasi nelle regioni più grandi è fatta per il sessanta per cento di non votanti. Beate le aree interne e montane, che saranno terra di conquista di cinghiali, considerato lo spopolamento, in forte evoluzione». Lo sciopero del voto, dunque, questa è la singolare proposta che arriva, provocatoria, dal portavoce del movimento civico, alla vigilia delle elezioni regionali del Molise. La politica ignora il ponte Sente, i cittadini ignorino la politica, rinunciando al voto.
Qualcosa di simile è già stato fatto nei mesi scorsi, in occasione delle politiche, quando un manipolo di cittadini elettori abruzzesi non solo rinunciò al voto, ma per rendere mediaticamente interessante la protesta decise di depositare la propria tessera elettorale davanti alle transenne che sbarrano l’accesso al viadotto Sente. La notizia venne ripresa a livello nazionale dalla stampa e della tv e servì a riaccendere, per qualche giorno, il tema dell’isolamento territoriale delle zone interne e della perdurante chiusura del ponte a cavallo tra due regioni. Se l’intero Alto Molise, in termini di elettorato, aderisse alla protesta ipotizzata da Iacapraro e dal comitato civico, l’impatto sull’esito del voto delle regionali sarebbe sicuramente rilevante. Il sasso, per adesso, è stato lanciato nello stagno e i politici o aspiranti tali già si preoccupano dell’astensionismo organizzato.