«Sarebbe stato da criminali non chiudere il viadotto Sente – Longo. Continuare a tenere aperto nelle condizioni in cui versa il secondo ponte più alto d’Europa, e nella fattispecie la terza pila in cemento, era un rischio troppo grosso che non ci potevamo più permettere». Sono le ultime parole famose dell’ingegner Umberto Di Cristinzi da Venafro, il tecnico incaricato che ha firmato la relazione sulla base della quale la Provincia di Isernia ha chiuso al traffico, ormai da tre anni, il viadotto “Longo”, quello sul Sente per capirci. Parole pronunciate quasi tre anni fa, tra l’altro dallo stesso tecnico che poi avrebbe firmato il progetto per la messa in sicurezza della terza pila, quello cassato dal Provveditorato opere pubbliche di Napoli. Sulla scorta di quelle dichiarazioni catastrofiche messe nero su bianco in una perizia, il viadotto che collegava l’Alto Molise all’Alto Vastese resta chiuso al traffico veicolare, un gigante dormiente. L’anniversario della chiusura è tra qualche giorno appena.
Mille giorni dopo dopo, l’interdizione al traffico continua a creare problemi di isolamento, rendendo sempre più difficile raggiungere Agnone e gli altri centri dell’Alto Molise. «Quel ponte non andava chiuso, bastava imporre delle limitazioni al traffico pesante e un senso unico alternato magari, come fatto per tutti gli altri viadotti sia in Molise che nel resto d’Italia» commenta amareggiato un noto imprenditore edile di Castiglione Messer Marino, che di appalti pubblici se ne intende. «Anche accompagnare i nostri bambini in piscina o a scuola calcio è diventato un “viaggio” della speranza sulla ex statale Istonia, rattoppata con qualche pezza di asfalto. – continua – E con l’arrivo della brutta stagione sarà sempre peggio». E a giorni riaprono le scuole, anche quelle superiori, che attraggono alunni e studenti dall’Alto Vastese.
Lo stato dei fatti, in merito alla messa in sicurezza del viadotto è questo: la Provincia di Isernia ha commissionato dei sondaggi geologici propedeutici ai lavori, soldi pubblici spesi; poi è subentrata l’Anas, dopo il famoso accordo controfirmato anche dal Ministero competente, che ha ripetuto i sondaggi e gli studi iniziali, altri soldi pubblici spesi. Al momento nulla di ufficiale viene comunicato circa l’esito dei controlli del personale Anas, ma fonti vicine all’azienda confermano quello che era il sospetto iniziale. La situazione non è affatto drammatica, l’«imminente rischio crollo» di cui parlava e relazionava Di Cristinzi, incaricato e pagato dalla Provincia, non è affatto concreto, tanto è vero che in tre anni dalla chiusura la famosa terza pila non si è più mossa. Il baggiolo di appoggio è ancora funzionante e alla faccia delle escursioni termiche, del tempo che passa inesorabile e di qualche scossa tellurica registrata dagli apparecchi, non ha affatto perso aderenza.
Forse tre anni fa, sulla scia emotiva del crollo del ponte “Morandi” a Genova, si è forzata la mano nel tentativo di strappare al Ministero un grosso appalto. Risultato ottenuto, perché il grosso appalto è venuto fuori, salvo ora finanziarlo nella sua interezza, ma al “costo” di acuire l’isolamento territoriale di due porzioni contigue di territorio a cavallo tra due regioni. Sempre secondo le indiscrezioni che trapelano dagli alti piani dell’Anas sarebbe in corso un tentativo di riaprire a senso unico alternato e con limitazioni per i mezzi pesanti l’imponente struttura. In attesa dell’avvio dei lavori che realisticamente non vedranno il termine prima di due o tre anni, proprio ad essere ottimisti.
Il prerequisito, tra l’altro, come ha sottolineato più volte lo stesso presidente della Provincia di Isernia, Alfredo Ricci, è l’individuazione di altri fondi, un fiume di soldi, per finanziare la messa in sicurezza dell’intera opera. Si parla di 24 milioni di euro. Una enormità. Un doppio canale “politico” è stato attivato presso il Ministero delle Infrastrutture: il primo finalizzato a trovare questo enorme e per certi versi immotivato fiume di denaro pubblico, il secondo, quello addirittura più impellente e importante, per tentare di riaprire sia pure parzialmente al traffico il viadotto sul Sente. Prima dell’inverno.
Francesco Bottone