Sabato 29 agosto prossimo a Vasto vi sarà la proclamazione del Prodotto topico 2015, giunto alla sua seconda edizione. L’evento vastese chiude un lungo percorso culturale e gastronomico, partito il 28 marzo a Liscia che ha attraversato 30 Comuni (di Marche, Abruzzo e Molise), nei quali i rispettivi sindaci hanno proclamato il prodotto identitario dell’arte culinaria locale (i video relativi alle visite nei borghi ed alle cerimonie sono visibili su www.sansalvomare.it)
I 30 Comuni con i rispettivi 40 prodotti topici (alcuni ne porteranno più di uno) sono stati tutti assieme ad Agnone lo scorso 20 agosto e torneranno a Vasto. Vi saranno, solo per fare degli esempi; i noti formaggi di Frosolone e della stessa Agnone. Palmoli presenterà sia la polpa di ventricina che la ventricina, Palombaro il coniglio porchettato e la pizzetta fritta con farina di solina e salumi locali. E poi innumerevoli animali: capre, polli, maialini, porchette e tacchini (alla canzanese), oltre a gustosissimi primi piatti con carciofo, tartufo, fagioli e cozze, al peperoncino, al sugo di capra… Ma anche piatti legati alla terra ed alla civiltà agropastorale come melanzane (marchigiane e vastesi), pizza e foje, mazzarelle teramane, pizza scima, polenta con salsiccia e zuppe e zuppette varie. Né mancano i dolci della tradizione: fiadone, cip piliate e tarallucci. Insomma, un assortimento di storia ed identità gastronomica che non si trova in nessuna altra parte.
Ad Agnone il 20 agosto scorso una giuria di esperti, presieduta dal fondatore della Condotta vastese di Slow food Raimondo Pascale, ha assaggiato e valutato i 40 prodotti in lizza. I risultati saranno comunicati a Vasto nella cerimonia di proclamazione, che inizierà a Palazzo D’Avalos alle 23,00, ora nella quale la gran parte dei prodotti sarà stata degustata.
Si rammenta che quest’anno l’evento è stato organizzato da Agri.promo.ter, associazione formata da Cia, Uni.pmi, Abruzzodamare.tv, Rete museale delle migrazioni della Valle del Trigno e Comunità di Lentella. La volontà di mettere a rete i prodotti identitari di città e paesi (da importanti capoluoghi di provincia come Teramo a piccoli borghi come Lentella, Carovilli o Acquaviva Picena) è invece scaturita da un’analisi qualitativa fatta con il Dipartimento di sociologia dell’Università D’Annunzio di Chieti, con cui sono stati analizzati i motivi per i quali tanta gente (giovani compresi) passa il proprio tempo libero a cucinare i prodotti della tradizione. Nel loro impegno ci sono i racconti delle nonne, la socializzazione intergenerazionale, l’orgoglio etnico ed anche la voglia di contrapporre alla globalizzazione massificante e poco attenta alla salute la natura ancora incontaminata della propria dimensione locale. Ma anche la volontà di amministratori attenti che intravvedono in questa riscoperta di gusti e sapori antichi la possibilità di creare posti di lavoro, tornando alle campagne colpevolmente abbandonate nei decenni della industrializzazione selvaggia, sottoposta oggi alle bizze del capitalismo finanziario.
Non c’è, dunque, solo la possibilità di assaggiare buoni piatti agroalimentari, ma anche il contributo che viene dato a questo nuovo indirizzo di sviluppo locale, promuovendo l’impegno di volontari nelle associazioni aderenti, di imprenditori illuminati che trasformano nei propri ristoranti e nelle proprie aziende i prodotti della propria terra e di amministrazioni comunali sensibili.
Orazio Di Stefano