SCHIAVI DI ABRUZZO – Sono stati a Schiavi per poche ore. Giunti nel cuore della notte, già stamane, con l’autostop o i mezzi pubblici, ma anche a piedi, hanno raggiunto Vasto e le altre città costiere, sede di snodi ferroviari, per proseguire il loro viaggio altrove.
Ventotto dei trenta palestinesi e siriani arrivati questa notte in paese hanno lasciato il centro di accoglienza sul Monte Pizzuto.
A confermarlo lo stesso titolare della cooperativa Matrix, Simone Caner (a destra nella foto accanto, ndr), che stamane ha gentilmente aperto il centro ai giornalisti. Oltre alla nostra testata era presente il caposervizio del quotidiano Il Centro, Rossano Orlando (a sinistra nella foto, ndr).
Queste le domande alle quali Caner ha risposto:
I profughi arrivano e poi, dopo poche ore, lasciano il vostro centro. E’ normale quello che accade?
«Non siamo una struttura detentiva. – ha precisato Caner ai giornalisti – Dunque è evidente che chi vuole resta come nostro ospite, ma chi non vuole può andare via, è libero di farlo. Dei trenta migranti arrivati questa notte, palestinesi e siriani, ventotto hanno deciso di andare via. E chiaramente per coloro che lasciano la struttura noi non prendiamo un solo euro, sia chiaro».
Dunque tra arrivi continui e partenze volontarie, il centro sul Monte Pizzuto, al momento, quante persone ospita?
«Ad oggi la nostra struttura ospita solo ventotto profughi, di nazionalità pakistana in maggioranza e somala».
Nella riunione di fine gennaio Matrix si era impegnata a concordare con la popolazione residente di Schiavi gli eventuali nuovi arrivi. Così non è stato. Perché?
«Già in quella riunione spiegai che con solo venti ospiti la struttura non è in grado di reggersi dal punto di vista economico. Dopo quell’incontro ho avuto contatti con diversi imprenditori schiavesi che risiedono a Roma per lavoro. Ho spiegato loro che ero pronto a fare un passo indietro, abbandonando l’idea di aprire il centro di accoglienza, dietro però rimborso di quanto avevo già speso. L’altra ipotesi era quella di frazionare la struttura: a me sarebbe rimasta in affitto solo parte di essa. Con meno spese di affitto e manutenzione avrei potuto gestirla anche con soli venti ospiti. Poi però non se ne è fatto più niente».
Una curiosità: ma perché i profughi a Schiavi arrivano sempre nel cuore della notte?
«Non c’è nessun mistero dietro. Dipende dal fatto che i profughi partono al mattino dai centri di prima accoglienza in Sicilia. Da lì devono prendere il traghetto, sbarcare e riprendere il viaggio. Ovviamente, vista la distanza, i tempi sono lunghi e dunque gli arrivi a Schiavi si sono avuti nelle ore notturne, ma semplicemente per questo. Non certo per nascondere qualcosa o per non ingenerare allarme sociale in paese».
Abbiamo visto le aule dove i profughi fanno lezione di italiano. Sono previste altre attività?
«Qui all’interno del centro gli ospiti svolgono diverse attività, sia educative che ricreative. Nei prossimi giorni partiremo con delle attività all’aperto, di pulizia delle aree attorno alla struttura e già dalla prossima settimana metteremo a disposizione del Comune alcuni ragazzi per dei lavori di pubblica utilità».
Francesco Bottone
effebottone@gmail.com
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