Sono arrivati a Schiavi di Abruzzo, presso l’ex albergo sul Monte Pizzuto, i primi diciannove profughi provenienti dal centro accoglienza di Gissi, quello dove si è registrato un cluster di positivi al Covid19.
Nella giornata di ieri il sopralluogo della Asl e dei Carabinieri in seguito alla decisione della Prefettura di Chieti di trasferire presso il centro di accoglienza di Schiavi, riaperto in tutta fretta per l’occasione, i migranti risultati negativi al tampone per il coronavirus. In seguito agli esami sugli ospiti di Gissi sono venuti fuori sedici positivi al Covid. La Prefettura, al fine di evitare che il contagio si allargasse anche agli altri migranti, ha pensato di smistare i profughi con tampone negativo negli altri centri di accoglienza gestiti nel Vastese dalla stessa cooperativa.
La struttura di Schiavi era stata chiusa nelle scorse settimane probabilmente a causa della mancanza di migranti da ospitare. In sostanza il business non era più redditizio. Personale posto in ferie forzate dalla sera alla mattina e mandati via i profughi. Ora che gli sbarchi sono ripresi e dopo l’emergenza sanitaria riscontrata a Gissi, la sede isolata di Schiavi è tornata utile. Dunque contrordine, si torna a fare soldi. Se poi magari si rischia di favorire il contagio, pazienza. Personale richiamato in servizio, sempre con tempistica da sprinter. Con la sorpesina finale: gli ospiti, appunto, provengono da un cat sede di un cluster epidemiologico. E la Prefettura, comodamente da Chieti, dispone che dall’oggi al domani quei profughi venuti inevitabilmente in contatto con gli altri risultati già positivi al Covid vengano deportati a Schiavi. Una decisione che ha destato clamore e preoccupazione in paese, contestata dagli stessi operatori del centro richiamati forzosamente dalle ferie.
Nella giornata di ieri l’annunciato stato di agitazione da parte del personale, perché preoccupato per i possibili contagi, nonostante le raccomandazioni della Asl sulla accertata negatività dei tamponi. Oggi, nel pomeriggio, l’arrivo dei migranti trasferiti da Gissi e coerentemente con la posizione critica annunciata ieri, il personale ha abbandonato il posto di lavoro. «La salute delle nostre famiglie e dei nostri paesi viene prima del nostro lavoro e del nostro stipendio» hanno commentato unanimi gli operatori del centro di Schiavi abbandonando la struttura. Al momento, dunque, i diciannove migranti sono stati fatti entrare nello stabile, assistiti presumibilmente da altro personale inviato a tamponare dai gestori del centro.
Ovviamente i migranti dovranno stare in quarantena fiduciaria e saranno monitorati dalla Asl. Sul posto è stata attivata una vigilanza da parte dei Carabinieri della compagnia di Atessa. Vigilanza che tuttavia non sarà fissa, bensì dinamica, sia pure frequente, come chiarito dallo stesso capitano comandante Alfonso Venturi.
Intanto l’arrivo dei migranti a Schiavi ha già provocato qualche conseguenza negativa. Pare infatti che oltre al malumore percepibile tra i residenti e soprattutto tra gli operatori commerciali, si siano registrate le prime cancellazioni delle prenotazioni dei turisti presso i ristoranti del paese in vista del prossimo Ferragosto. Sempre da indiscrezioni pare che il sindaco Luciano Piluso abbia chiesto alla Prefettura di posticipare l’arrivo dei migranti a dopo le festività imminenti. Richiesta respinta.
Francesco Bottone