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  • Quella lunga marcia nelle tenebre dell’ignoto e quel pasticciaccio di FRONTEX

    Se non fosse per la resistenza all’uso di questo sostantivo, per la ovvia insorgenza di un sospetto di banalità del termine e per la inadeguatezza fello stesso, e se non fosse che le strade della emigrazione mediterranea sono intrise di morti per annegamento, asfissia, nelle stive dei barconi o dei TIR, provocate volontariamente da quei biechi assassini che sono gli scafisti e alcuni autotrasportatori, solo raramente acciuffati dalla Polizia di Frontiera di Spagna, Italia, Grecia e successivamente anche di altri paesi europei, userei volentieri questo termine (“pasticciaccio”) per definire l’imbroglio nel quale si trovano le politiche di contenimento della emigrazione intraeuropea e i conseguenti comportamenti dei paesi europei, tra i quali principalmente l’Italia, che annaspano tra la volontà di accogliere i migranti e la tentazione, animata da alcune frange della opposizione politica italiana, di respingerli e riportarli in patria, con tutta una serie di più o meno praticabili soluzioni, come l’affondamento dei barconi, il ritrasporto in patria, attraverso appositi navigli o mezzi aerei, ecc.

    Il vero dilemma di intensità shakespeariana è se abbiano gli europei il dovere morale e cristiano di accogliere gli immigrati clandestini o non, oppure respingerli nelle tenebre dei loro paesi di origine, dove infuriano terrorismo, guerre sanguinosissime, rapimenti, torture, uccisioni, decapitazioni.

    Le cose si sono aggravate nelle ultime settimane, in quanto i popoli migranti hanno deviato le loro rotte, da quelle perigliose del Mediterraneo, sempre più perigliose, verso la Grecia, la Macedonia, nelle cui stazioni ferroviarie hanno sostato nelle ultime settimane migliaia e migliaia di migranti, e, poi, la Bulgaria, i cui confini sono stati ferreamente chiusi dal Governo Bulgaro e, quindi, l’Ungheria, e da qui, attraverso treni, pullman, macchine private di volontari, verso l’apparentemente ospitale Germania, che, in un primo momento a Monaco ha applaudito l’arrivo dei disperati, ma, poi, con un “dietro front” brusco ha chiuso le frontiere, sospendendo il trattato di Schengen, chiudendo i varchi alemanni, spaventata dall’arrivo di centinaia di migliaia di profughi.

    Intanto, dopo i primi disorientamenti delle Nazioni Europee (apparentemente di apertura e di accoglienza), sollecitati dai messaggi universali di Papa Bergoglio, l’Europa, soprattutto quella dell’EST (Polonia, Cechia, Slovacchìa, Ungheria, Bulgaria), e in parte dell’Ovest (Danimarca, in qualche modo Inghilterra, che ha ferreamente chiuso il tunnel che separa la grande isola dal continente), mostrano di volere fare marcia a ritroso, chiudendo strettamente le frontiere ai migranti e rifiutando il Piano della distribuzione per quote dei migranti nei vari paesi.

    Non è stato di aiuto a questa presa di posizione europea l’immagine del bambino morto sulla riva di una spiaggia turca né i settantuno morti per soffocamento, ritrovati nella stiva di un camion abbandonato sulla autostrada per Budapest né le diecine e diecine di bambini morti nelle acque dell’Egeo né i disperati racconti dei superstiti nella guerra in Siria, in Iran, in Kurdistan, e in Afghanistan, storie atroci e disperate, di gente apparentemente alla middle class siriana, composta da medici, ingegneri, avvocati, commercianti ed artigiani, sulle cui classi pure si è fratta l’attenzione della Germania.

    I problemi in effetti sono tanti. Risolti in vario modo   dalla Chiesa e variamente affrontati dalle formazioni politiche esistenti in Europa.

    La Chiesa difende a spada tratta tutti i migranti e le ragioni sono elementari ed evidenti : è dovere morale dell’uomo dare assistenza e rifugio ai milioni di poveretti che cercano di sfuggire alla morte, al dissolvimento delle loro famiglie, alle uccisioni dei loro cari nei modi più terribili a cui ci hanno abituato i video senza scrupoli delle tante sigle del terrorismo internazionale e nazionale.

    No, dice la Chiesa, non è possibile tentennare nemmeno un attimo di fronte a quegli obblighi naturali di solidarietà, di fraternità e di assistenza.

    La terra è di tutti, ed anche se vi sono degli spostamenti non del tutto giustificati, tra cui anche quelli dovuti a ragioni climatiche, di povertà delle risorse agricole, di disoccupazione, di durezza nell’uso delle risorse delle forze umane, si tratta di tesi appartenenti a categorie religiose, morali, alle quali l’uomo non può sottrarsi.

    Ma gli altri, ovvero gli oppositori di questo pensiero, propongono perentoriamente ragioni che hanno certamente una loro validità.

    I paesi europei non possono essere invasi da quote sempre più alte di migranti, che a partire in particolare dagli anni 80 del secolo scorso, aumentano in modo vertiginoso, quale che sia il costo delle vite umane perdute durante le traversate: 2.200 morti circa si sono verificati nel primo semestre del 2015.

    Già il club di Roma con Peccèi ed altri, avevano previsto questi giganteschi spostamenti umani, calcolandone la misura in venti milioni di persone.

    I fatti odierni dimostrano che le previsioni erano esatte, anche se inesatte erano, invece, quelle concernenti l’esaurimento delle risorse petrolifere e su altri problemi.

    La fuga delle popolazioni è dovuta a tanti fattori, umanamente comprensibili e pietosamente da combattere da parte dei paesi benestanti, già sopra descritti.

    Naturalmente non possiamo abbandonare mai la storia, come grande insegnante dei percorsi da seguire, secondo anche la tradizionale etimologia della parola “insegnare”, che significa “indicare la via”; naturalmente come imperioso ed inevitabile ricordo, vi è la storia della emigrazione italiana, in particolare quella meridionale, senza dimenticare anche quella settentrionale (basti pensare a Bergoglio) e degli altri paesi europei e transeuropei.

    Quelle mescolanze di genere, di razze, di culture, di opinioni, di religioni, hanno provocato la grandezza dell’America del nord e del sud.

    Interi quartieri di italiani sono insediati in America, in particolare New York, in California, in Canada.

    Una rigida, contraria politica, avrebbe tradito, manomesso e compromesso gli sviluppi storici di queste grandi nazioni.

    Perciò le situazioni odierne degli Stati Europei, mettendo in gioco politiche tipo “Frontex”, con tutte le contraddizioni, le confusioni, tanto da apparire legittimo il richiamo della parola Gaddiana “il pasticciaccio”, sono decisamente contrarie alla storia.

    Torna, in effetti, nelle menti di tutti l’idea stessa – deontologica ed etica – sul “che fare”, tanto per ricordare il celebre discorso di Gaetano Salvemini e di altri Meridionalisti, per cultura vicini a lui.

    di Franco Cianci

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