Con delibera di Giunta n. 32 del 18 gennaio scorso, la Regione Abruzzo ha deliberato la revoca delle zone di ripopolamento e cattura presenti in Provincia di Chieti. Alla base di tale decisione è la massiccia presenza dei cinghiali e la necessità di ridurne il numero. Cioè la Regione ha inteso riaprire alla caccia delle vaste porzioni di territorio dove prima l’attività venatoria era vietata perché le considera, giustamente, zone rifugio per la specie cinghiale. E infatti nella delibera di giunta si legge, testualmente, «è necessario riaprire le suddette zone per attivare da subito la caccia di selezione, anche prima dell’approvazione del piano faunistico venatorio, al fine di prevenire i danni alle colture agricole». E sul nuovo piano faunistico, ancora in fase di approvazione, è prevista appunto la riapertura delle zone di ripopolamento e cattura ricadenti nei comuni del Vastese di Vasto, Fresagrandinaria, Lentella, Paglieta, Torino di Sangro, Gissi, Furci, San Buono, Casalbordino, Guilmi, Roccaspinalveti, Montazzoli. Una decisione che riguarda anche l’altro Atc, quello Chietino-Lancianese, ma che non convince troppo Angelo Pessolano, presidente provinciale dell’ArciCaccia Chieti. In una nota indirizzata alla Regione, il presidente Pessolano chiede spiegazioni in merito a quella delibera «considerato che non è stata trasmessa alle associazioni venatorie, né agli Atc, né agli organismi di controllo». «Considerato che la stagione venatoria è ancora in atto, – scrive Pessolano – e lo sarà fino al 10 febbraio, al fine di tutelare i cacciatori chiedo di voler esplicitare per iscritto se all’interno delle zone di ripopolamento e cattura interessate dalla recente delibera di Giunta regionale è già possibile praticare l’attività venatoria».
Riaperte le zone di ripopolamento e cattura, l’ArciCaccia chiede spiegazioni: «Si può già andare a caccia?»
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