L’insufficienza cardiaca, realmente uno dei big killer della cardiologia, avviene quando il muscolo cardiaco si indebolisce e genera una minore forza per contrarsi. Una diagnosi precoce è senza dubbio essenziale per curarla e tenerla sotto controllo, anche se nella maggior parte dei casi si riconosce solo dopo uno scompenso grave che purtroppo porta all’immediato ricovero.
Patologia cardiovascolare pericolosa – Solo in Italia sono ben un milione e duecentomila le persone che soffrono di questa patologia cardiaca, in particolare sono le persone sopra i 65 anni ad essere le più colpite.
Una malattia cronica davvero grave visto che l’organo colpito, il cuore, è esistenziale per vivere e infatti lo scompenso cardiaco è la prima causa di un ricovero all’ospedale.
Il Servizio sanitario nazionale ha stimato che la spesa collegata a questa malattia è davvero elevata – oltre 650 milioni di euro l’anno. E purtroppo non sono solo i costi alti a preoccupare, ma allo stesso tempo anche il tasso di mortalità, poiché il 25% delle persone che soffrono di scompenso cardiaco muore dopo un anno da quando ha avuto la diagnosi e addirittura la metà decede entro i 5 anni dall’inizio della patologia.
L’importanza della diagnosi precoce e l’impatto del Covid-19 – La diagnosi precoce è molto importante in questo caso, poiché scoprire la malattia già all’inizio del suo corso aiuta a curarla al meglio. Proprio per questo motivo è importante documentarsi su guide specifiche per sapere cos’è l’insufficienza cardiaca e capire fin da subito quali possono essere i suoi sintomi iniziali, come ad esempio il gonfiore ai piedi e alle gambe, l’affanno anche nei momenti di riposo oppure una tosse sospetta con catarro anche schiumoso. Già il medico di base dovrebbe avere un campanello d’allarme e consigliare tutti gli accertamenti appena si trova davanti un paziente con diversi sintomi che si possono riferire all’insufficienza cardiaca.
L’impatto della pandemia sui pazienti che soffrono già di scompenso al cuore è chiaramente negativo. I pazienti sono da valutare come ad alto rischio, visto che l’infiammazione dovuta al Covid-19 può intaccare le patologie che hanno complicanze cardiache. Ma anche solamente il fatto che negli ospedali si dà la priorità ai pazienti affetti dal nuovo coronavirus, tralasciando spesso le visite di controllo per i malati di patologie cardiovascolari crea molti ritardi e possibili complicazioni che potevano essere evitate.
La priorità per la vaccinazione Covid-19 – In questo periodo i cardiologi chiedono priorità nella programmazione vaccinale Covid-19 per i pazienti ad alto rischio. Questo a prescindere dall’età, poiché – rispetto alla popolazione generale – i pazienti con insufficienza cardiaca hanno un rischio doppio di non sopravvivere in caso vengano contagiati con Covid-19. Anche la Società Italiana di Cardiologia ha spiegato che le malattie cardiovascolari sono tra le patologie più vulnerabili e attaccate pericolosamente dal Covid-19 e che bisognerebbe vaccinare i pazienti al più presto in modo da prevenire gravi conseguenze.
L’insufficienza cardiaca è una malattia che è importante riconoscere e anche conoscere. Bisogna curarla insieme ai migliori specialisti del settore, come cardiologi e nefrologi, senza mai abbassare la guardia.